30 dicembre 2007
TANTI AUGURI A TUTTI QUANTI DA GIOMETTI E GIOLONE
NOI FESTEGGIAMO CON IL LOLE, L'ALICINA E IL TOMMY... EVVIVA!!!
PER L'OCCASIONE, ABBIAMO PREPARATO IL RICCIO-APERITIVO. CHE NE DITE?
NON VI PARE FANTASTICO?
29 dicembre 2007
Ultimo post dell'anno? No.
27 dicembre 2007
E così, il Natale è passato
Ecco i regali di Giolo.
Ed ecco i regali di Giomo.
Aggiungo che quest'anno il sapore che mi è rimasto in bocca è stato un po' meno amaro del solito: sarà che invecchiando sto diventando più saggio? O forse mi sto semplicemente rincoglionendo? La seconda che ho detto, mi sa...
24 dicembre 2007
21 dicembre 2007
Giolo malato
Per fortuna verso sera la febbre ha cominciato a scendere, anche se poco a poco: Giolo ha mangiato qualcosa, dopo 2 giorni, e stamattina si sentiva un po' meglio.
In estrema sintesi, ho pensato che avrei anche potuto morire, se gli fosse davvero successo qualcosa di grave. Duro mestiere, quello di genitore.
19 dicembre 2007
Ieri sera, festa di Natale all'asilo di Giomo
18 dicembre 2007
La grande seduzione
"La poesia del mare d’inverno, la brutale purezza di un paese di pescatori, lo spietato avanzare dei tempi e delle esigenze. Questi i temi attorno ai quali si sviluppa uno dei film più sinceri e umilmente veritieri degli ultimi tempi: La grande seduzione.
Scritta da Ken Scott e diretta da Jean-Francois Pouliot, questa commedia corale ambientata su una piccola e incontaminata isola, mescola abilmente verità e menzogna, difficoltà del vivere e meraviglia del “tentare”."
"A Saint-Marie-La Mauderne, un piccolo villaggio di fieri pescatori, gli abitanti sono purtroppo costretti a vivere con gli aiuti governativi. Dopo la partenza del sindaco verso la grande città, Germain, un uomo semplice, decide di prendere in mano la situazione. Un filo di speranza è costituito da un'impresa che intende aprire una piccola fabbrica proprio nella loro località, ma affinché questo si realizzi, Germain deve attirare un medico in quel minuscolo villaggio. L'occasione arriva il giorno in cui un giovane medico giunge a Sainte-Marie-La-Mauderne per soggiornarvi per un mese intero. A quel punto Germain, consapevole del fatto che quell'uomo costituisce la loro unica speranza di salvezza, si mette in moto per trasformare la piccola località in un villaggio da sogno per questo medico forestiero."
17 dicembre 2007
Weekend sottotono...
13 dicembre 2007
Il leone e la seppia. Negoziare: meglio la forza o la cedevolezza?
È una metafora usata da un importante letterato cinese, Liang Shiqiu, per descrivere la differenza tra il modo di negoziare e di combattere orientale e quello occidentale.
Ma cominciamo dall'inizio.
Quella di negoziare è una delle principali abilità di un "PR". Nella sua vita lavorativa gli capiterà spesso di dover condurre delle trattative: per risolvere conflitti, per chiudere un contratto o anche per trovare le condizioni favorevoli all'assunzione di un nuovo collaboratore. Accade frequentemente che i negoziatori, i "PR"(facilitatori, mediatori, ecc) o comunque tutti coloro che svolgono professioni che comportano frequenti rapporti con le persone si ispirino a tecniche, strategie e insegnamenti di maestri o strateghi orientali vissuti centinaia di anni fa. Perché? Perché usare tattiche belliche in negoziazione?
È una cosa più comune di quanto si creda. Pensiamo solo a tutte quelle volte in cui i manager citano l'Arte della guerra di Sun-Tzu e a tutte quelle in cui abbiamo visto, più banalmente, delle katane (spade dei samurai) in mostra in qualche ufficio o anche alla tv, nello studio di qualche avvocato o capitano d'industria.
La ragione che spinge queste persone a studiare certi testi o ad acquistare certi oggetti non è semplice fascino per l'oriente.
Negli scritti di quegli antichi e grandi maestri e condottieri si nascondono dei segreti bellici che, accuratamente interpretati, possono essere usati anche in momenti di vita personale e lavorativa. Per quanto riguarda invece le spade, i samurai credevano che in esse ci fosse la loro anima: avere una katana nel proprio studio dà a molti professionisti l'illusione di essere dei guerrieri.
Tornando ai precetti contenuti dei testi, sarebbe errato pensare che noi occidentali siamo dei negoziatori meno abili: cosa certa è però che le strategie di guerra antiche possono arricchire il nostro bagaglio con gli insegnamenti di qualcuno che senz'altro era più abile di noi.
La questione che ci interessa è però un'altra: perchè leggere proprio classici orientali?
La ricchezza della visione orientale sta nel mettere da parte la forza per prevalere sull'avversario in altri modi. È quello che spiega la metafora del leone e della seppia. Il leone, animale potente, prevale con la forza; la seppia, evidentemente più debole, per sopravvivere deve cercare altre vie (astuzia, simulazione, dissimulazione, ecc). Quindi i leoni rappresentano gli occidentali, le seppie invece gli orientali.
La forza è sicuramente un punto importante, ma non sempre prevalere sugli altri porta a vincere. Gli insegnamenti che cerchiamo di carpire dovrebbero dunque aiutarci a trarre il meglio dalle situazioni, magari con il minimo sforzo e con la massima soddisfazione.
Il motivo di tanta diversità tra i due modi di vivere le trattative e i combattimenti è difficile da spiegare. Una cosa è certa: il Giappone (e l'oriente in generale) ha una storia completamente diversa dalla nostra.
La larga diffusione che le arti marziali hanno avuto sin dai tempi più antichi in quelle terre ha sicuramente aiutato. Grande merito ha avuto anche la religione. Ad esempio, per Sun-Tzu il combattente ideale è colui che arriva allo scontro diretto solo se costretto dalle circostanze, la battaglia è dunque l'ultima chance: questo è un principio taoista.
O ancora, quando Miyamoto Musashi ne Il libro dei cinque anelli, parla di "Illuminazione" e di "Vuoto" riprende dei concetti buddisti.
Altro motivo di tanta differenza può anche essere cercato nella struttura fisica degli orientali. Rispetto a noi occidentali sono più piccoli ed esili, quindi per vincere un confronto con un avversario più forte di certo non possono puntare sulla potenza. Lo faranno stancare, lo porteranno a fare la tecnica che vogliono ma sicuramente non andranno a contrastarlo.
In sostanza: che cosa cerchiamo di imparare dai testi di arte della guerra?
Essenzialmente cerchiamo di padroneggiare tutta una serie di sottili strategie che possono portare alla vittoria: in pratica cerchiamo di imparare dei metodi per prevalere evitando lo scontro frontale.
Elencare e spiegare chiaramente tutte le strategie è impossibile da fare in questa sede. Diciamo solo che l'importante è imparare a simulare, dissimulare e a cambiare sempre la propria strategia: la controparte non deve mai capire cosa proviamo, a cosa stiamo pensando, ecc. Il folklore cinese ha un nome per il combattente che cerca sempre di apparire diverso da ciò che è. Tale figura è quella della "tigre sorridente": una persona dall'atteggiamento affabile e dal cuore crudele.
La differenza di approccio alle situazioni è la principale differenza tra le due visioni della trattativa e del combattimento.
Esistono tuttavia degli arricchimenti che si trovano negli scritti di arte bellica. Sono quelli relativi ai rapporti coi superiori e con i collaboratori.
In particolare, per quanto riguarda il rapporti con i superiori:
- Bisognerebbe essere sempre pronti ad avere dei colloqui con loro;
- Bisognerebbe considerare questi momenti in maniera positiva;
- Bisognerebbe, se possibile, aiutare il capo a migliorare attraverso dei suggerimenti.
Questi suggerimenti sono frutto dei rapporti di fedeltà che legavano il samurai al suo superiore, il daimio o, ancora più in alto, all'imperatore (shogun).
Per quanto riguarda invece i rapporti con i collaboratori, i consigli sono i seguenti.
- Bisogna scegliere con cura i propri aiutanti e istruirli bene su quelli che saranno i loro compiti;
- Bisogna avere fiducia in loro perché ci danno un punto di vista alternativo al nostro.
Vi sono poi degli argomenti che sono trattati in entrambe le letterature, ma che trovano maggiore approfondimento e maggiore enfasi in quella orientale.
Esistono, infatti, delle "regole" indicate nella letteratura negoziale e di Relazioni Pubbliche occidentale che trovano riscontro e approfondimento nella letteratura bellica.
Tali accorgimenti sono i seguenti:
Essere ben preparati, decisi e chiari. Queste sono da molti considerate le caratteristiche del buon negoziatore e nell'arte della guerra è detto chiaramente che senza una buona conoscenza del proprio avversario è impossibile pensare di vincere un incontro. Ovviamente anche essere decisi in quel che si dice e si fa è consigliato sia nella letteratura occidentale che in quella orientale.
Essere flessibili. Per prevalere su un avversario è necessario adattarsi di volta in volta alla situazione. Procedere sempre con la stessa strategia può andare bene fino ad un certo punto, poi si diventa prevedibili e quindi vulnerabili. Da qui il consiglio di presentarsi ad ogni trattativa con mente fresca e sgombra da pregiudizi e preconcetti che impedirebbero di approfittare degli espedienti offerti dalla situazione.
Evitare le reazioni emotive. Anche se si ha paura, si sta male o si hanno altri problemi, bisogna assolutamente evitare che queste difficoltà traspaiano. Se la controparte le scoprisse ne approfitterebbe e saremmo spacciati.
Alla luce degli argomenti esposti, non sarebbe comunque giusto affermare che gli orientali negoziano o combattono meglio di noi occidentali: sono semplicemente due modi diversi di vivere e affrontare le situazioni.
Certo è che se riuscissimo padroneggiare tutti gli a noi nuovi, arricchiremmo sicuramente il nostro bagaglio culturale imparando modi nuovi di rapportarci agli altri. E, non ultimo, miglioreremmo anche nella nostra professione.
Acquisire e usare opportunamente tutti questi consigli non è certo un compito facile, ma con un po' di allenamento e molta tenacia ci si può arrivare. Anzi, ci si arriva di sicuro.
Le arti marziali sono un valido aiuto e un sicuro arricchimento per tutti coloro che vogliono migliorare il modo di rapportarsi agli altri. Si possono trovare anche altri modi di migliorare le proprie abilità relazionali…ma saranno altrettanto validi?
E se ci fossero ancora dubbi sull'efficacia delle strategie belliche orientali, sappiate che anche Napoleone e Mao leggevano Sun-Tzu…
Tesi di Perla Ciani, pubblicata sul sito Ferpi il 05/12/2007.
12 dicembre 2007
Ieri sera cena prenatalizia con gli amici del Cega 47
10 dicembre 2007
Le mie vacanze a Cap Martin e Mentone
Sono stato al centro commerciale di Nizza, dove ho visto bellissimi giochi.
Ho giocato a pallone anche con Giacomo.
Ho comprato il cioccolato a forma di personaggio di Natale (uno gnomo).
Infine, ho fatto il giro del Cap.
Mi sono divertito tantissimo.
Giolo
09 dicembre 2007
Saluti dalla Costa Azzurra
Io e Giomo siamo andati a fare jogging la mattina di venerdì.
E in più ci sono venuti a trovare anche gli amici M. e K., con i quali abbiamo fatto il giro del Cap Martin lungo le scogliere sabato pomeriggio, dopo una mangiata pantagruelica.
Ci siamo davvero divertiti un sacco!
06 dicembre 2007
Idee geniali
Grazie a Gianni per avermelo segnalato.
05 dicembre 2007
La ballata dell'amore cieco (De André)
- tralalalallatralallalero -
s'innamorò perdutamente
d'una che non lo amava niente.
Gli disse "Portami domani"
- tralalalallatralallalero -
gli disse "portami domani
il cuore di tua madre
per i miei cani".
Lui dalla madre andò e l'uccise
- tralalalallatralallalero -
dal petto il cuore le strappò
e dal suo amore ritornò.
Non era il cuore non era il cuore
- tralalalallatralallalero -
non le bastava quell'orrore
voleva un'altra prova
del suo cieco amore.
Gli disse "Amor, se mi vuoi bene"
- tralalalallatralallalero -
gli disse "Amor se mi vuoi bene
tagliati dei polsi le quattro vene".
le vene ai polsi lui si tagliò
- tralalalallatralallalero -
e come il sangue ne sgorgò
correndo come un pazzo da lei tornò.
Gli disse lei ridendo forte
- tralalalallatralallalero -
gli disse lei ridendo forte
"L'ultima tua prova sarà la morte".
E mentre il sangue lento usciva
e ormai cambiava il suo colore
la vanità fredda gioiva
un uomo s'era ucciso per il suo amore.
Fuori soffiava dolce il vento
- tralalalallatralallalero -
ma lei fu presa da sgomento
quando lo vide morir contento.
Morir contento e innamorato
quando a lei niente era restato
non il suo amore, non il suo bene
ma solo il sangue secco delle sue vene.
Di Fabrizio De André, tratta da "Tutto Fabrizio De André" del 1966
03 dicembre 2007
Ieri gitarella in treno a Milano
02 dicembre 2007
E così è arrivato Dicembre
Speriamo bene...
30 novembre 2007
Comunicare in modo tradizionale significa mettere a serio rischio la relazione con i clienti
Tre sono le nuove dimensioni che stanno ridefinendo il rapporto tra le organizzazioni (non solo le imprese) e i propri pubblici, primi tra tutti i clienti:
1. nuove tecnologie
2. elevata mobilità
3. capitale sociale, cioè la facilità d'accesso alle nuove reti sociali.
Questi elementi si vanno ad aggiungere ad alcune nuove componenti sul fronte della domanda:
- nuova centralità dei media, primo tra tutti Internet
- forte propensione al recupero del tempo libero
- nuove forme e modalità di lavoro.
In questo scenario il consumatore è sempre più protagonista e soprattutto non vuole essere più oggetto di comunicazione ma soggetto di relazione. Alla luce di questo nuovo approccio a cui, le imprese, anche le più importanti, stentano ad adeguarsi emergono nuove sfide.
Innanzitutto la nuova vocazione interculturale della marca, del brand. Essa non rappresenta più solo l'immagine dell'azienda ma il suo capitale più importante: una marca è costituita dai suoi consumatori e dalla relazione che vivono attraverso l'esperienza di consumo, con l'impresa. Le marche, non solo quelle più note, sono i nuovi totem comunitari perché agiscono sul sociale, nel bene e nel male. Una marca per assolvere a questa nuova funzione deve essere dinamica e soprattutto relazionale.
Allora su cosa deve puntare un'organizzazione, privata ma anche pubblica o sociale, per rispondere alle nuove esigenze e alle sfide del mercato e della società del nostro tempo per essere competitiva? Il segreto del successo di un prodotto, di un bene o di un servizio è nella capacità dell'organizzazione, sia essa privata, un'azienda, ma anche pubblica o sociale, di gestire i sistemi di relazioni, interni ed esterni, le c.d. "reti di reti" su cui viene veicolata la marca, innanzittutto, ma anche tutte le altre attività.
Insomma la comunicazione è sempre più una questione di relazioni. Si è passati, in pochi anni, da una comunicazione di marca one to many, ad una one to one a quella che sta caratterizzando i nostri tempi many to many. Ciò significa che non si può fare più a meno della ricerca sociale che deve precedere, accompagnare e seguire qualsiasi attività di comunicazione perché ci fornisce gli elementi indispensabili a capire chi sono i soggetti che possono influenzare le dinamiche di consumo e come gestire le relazioni.
Monica Fabbris (GPF) nel Forum promosso da Il Denaro su "Le nuove tendenze del consumatore tra voglia di spendere e budget limitati"
29 novembre 2007
La cura (Hermann Hesse, 1925)
"Una pausa di due settimane nella vita di un intellettuale che aspira alla saggezza lo spinge - attraverso piccoli fatti in apparenza irrilevanti - a dubitare con buone ragioni di sé: e quell'intellettuale è Hesse stesso, che ironizza stupendamente sulla propria persona."
Cito dal I Capitolo - "IN CURA".
"Il mio treno era appena arrivato a Baden e io avevo appena disceso, con un po' di fatica, i gradini della carrozza, quando già il fascino di Baden mi si faceva sentire. Mentre, in piedi sull'umido marciapiede di cemento, cercavo con gli occhi il portiere dell'albergo, vidi scendere da mio stesso treno tre o quattro colleghi in sciatica, come appariva chiaro dalla trepida apprensione con cui stringevano le natiche, dal loro passo incerto e dalla mimica piuttosto smarrita e piagnucolosa che accompagnava i loro cauti movimenti. Ciascuno di loro, senza dubbio, aveva la sua specialità, il suo particolare tipo di sofferenza, e perciò il suo speciale modo di camminare, di esitare, di incedere, di zoppicare, e anche la sua propria, inimitabile mimica, eppure quel che dava più nell'occhio era ciò che avevano in comune, e io li riconoscevo tutti a prima vista come malati di sciatica, come fratelli, come colleghi. (...)
Mi fermai dunque subito e osservai questi "segnati". Ed ecco, quei tre o quattro individui avevano tutti un'espressione più cupa della mia, si appoggiavano più forte ai loro bastoni, stringevano le natiche con più spasimo, poggiavano i piedi a terra con maggior trepidazione e malumore, erano - tutti quanti - più sofferenti, più meschini, più malati e più da compiangere di me, e ciò mi fece un gran bene e, durante tutto il tempo che passai a Baden, mi fu un inesauribile, sempre rinnovato confortoil vedere che tutt'intorno a me zoppicavano, si trascinavano, sospiravano, andavano in carrozzella persone ch'erano molto più inferme di me, che assai meno di me avevano ,otivo di nutrire speranza e buon umore. Così, appena arrivato, avevo scoperto subito uno dei grandi segreti e incantesimi di tutti i luoghi di cura e assaporai con vera delizia la mia scoperta: la comunità del dolore, il socios habere malorum. (...)
Peccato però che proprio mentre facevo il mio ingresso all'albergo cominciasse a piovigginare.
"Lei ha portato il cattivo tempo" mi disse, sorridendo, la gentilissima signorina del bureau nel salutarmi.
"Ma no" dissi, un po' disorientato. Che faccenda era questa? Possibile che fossi proprio io, pensai, ad aver chiamato questa pioggia, ad averla fabbricata e portata qui? Che la piatta concezione comune lo negasse non bastava certo a scagionarmi, teologo e mistico com'ero. Sì, allo stesso modo con cui destino e carattere sono due nomi di un medesimo concetto, allo stesso modo con cui, in un certo senso, mi ero scelto e fabbricato io medesimo il mio nome e il mio stato sociale, la mia età, il mio volto, la mia sciatica, e di tutto ciò non potevo chiamare responsabile altri che me stesso, così, probabilmente, anche questa pioggia era opera mia ed io mi sentii pronto ad assumerne la responsabilità." (...)
Bello e a tratti illuminante. Lo consiglio. Soprattutto il colloquio con il medico, straordinario: "(...) era davvero sapiente, possedeva cioè un vivo senso della relatività di tutti i valori spirituali."
Nell'immagine, un acquarello di Hermann Hesse.
27 novembre 2007
Si ritorna al solito tram-tram (il 13-13)
26 novembre 2007
24 novembre 2007
Nulla due volte accade nè accadrà (Wisława Szymborska)
nè accadrà. Per tal ragione
si nasce senza esperienza,
si muore senza assuefazione.
Anche agli alunni più ottusi
della scuola del pianeta
di ripeter non è dato
le stagioni del passato.
Non c'è giorno che ritorni,
non due notti uguali uguali,
nè due baci somiglianti,
nè due sguardi tali e quali.
Ieri, quando il tuo nome
qualcuno ha pronunciato,
mi è parso che una rosa
sbocciasse sul selciato.
Oggi, che stiamo insieme,
ho rivolto gli occhi altrove.
Una rosa? Ma cos'è?
Forse pietra, o forse fiore?
Perchè tu, malvagia ora,
dài paura e incertezza?
Ci sei - perciò devi passare.
Passerai - e qui sta la bellezza.
Cercheremo un'armonia,
sorridenti tra le braccia,
anche se siamo diversi
come due gocce d'acqua.
Wisława Szymborska (nata il 2 luglio 1923) è una poetessa e saggista polacca. Premiata con il Nobel nel 1996 e con numerosi altri riconoscimenti, è generalmente considerata la più importante poetessa polacca vivente.
23 novembre 2007
Alcuni dei perché di questo blog
Certamente, in origine l’idea che mi ha spinto a crearlo è stata quella di avere un luogo dove raccogliere alcune “opere d’arte” che mi hanno colpito e mi colpiscono nella mia vita di tutti i giorni (come se ci fosse una vita diversa da quella di tutti i giorni): poesie, soprattutto, ma anche brani di libri, quadri, statue, architetture, storie, ...
In fondo, però, ho sempre saputo che il vero motivo era un altro: offrire a me stesso e ai miei figli la possibilità di avere un luogo dove ritrovare, in futuro, i ricordi delle giornate passate insieme, quelle più speciali accanto a quelle più normali.
Non ho - o non mi pare di avere - molti ricordi della mia infanzia legati alle occasioni (davvero speciali talmente erano rare) che io e mia sorella avevamo di passare un po’ di tempo insieme ad entrambe i nostri genitori.
Mi mancano, questi ricordi. Li ho rimossi? Può darsi.
Per fortuna sono in parte compensati dai più numerosi ricordi di occasioni condivise con nostra madre. Su tutti, in questo momento mi viene in mente un picnic fatto non lontano dal Rifugio Maria Luisa, in alta Val Formazza, vicino ad un laghetto, mangiando una pagnotta di quelle che facevano una volta (e adesso non fanno più perché il panettiere è andato in pensione e il forno ha chiuso definitivamente) ripiena di una squisita frittata. Giornata di sole, temperatura mite anche se non calda, data l’altezza. Mia madre aveva una Renault 5 arancione che mi piaceva tanto. Aveva due porte e dei sedili neri di una specie di tessuto spugnoso.
Spero che i miei bimbi non avranno problemi a ricordare la loro infanzia e forse una piccola parte, in questo, potrà farla anche questo blog.
La foto è stata scattata all'Alpe Veglia, avevo forse 8 o 9 anni, e quella volta eravamo tutti insieme. Indossavo un completo di jeans di Fiorucci di cui sono tutt'ora molto orgoglioso.
22 novembre 2007
20 novembre 2007
Diventate anche voi esperti di immagine (Michele Serra)
Michele Serra, Satira preventiva, 15 Novembre 2007
19 novembre 2007
Un sabato sera davvero speciale
Prima abbiamo fatto mangiare i bimbi (pizza per tutti), quindi, con calma, mentre loro giocavano liberamente noi ci siamo dedicati alla nostra cenetta, che è venuta davvero bene.
Ho preparato pennette al sugo di salsiccia e funghi (porcini e chiodini mischiati), arrostino di maiale alla senape con cipolline in agrodolce e cotechino (giusto una fettina per gradire) con lenticchiette umbre minuscole. Il tutto innaffiato da una bottiglia, anzi due, di spumante come aperitivo, un eccellente bottiglione di Bordeaux Baron de Rothschild del 2001 durante la cena e una bottiglia di Champagne Ruinart con il dessert (quest'ultima un po' deludente, a dire la verità).
E' stata davvero una serata bellissima, nella quale sono stato davvero felice: ce ne fossero più spesso di occasioni del genere!
16 novembre 2007
Amore degli occhi (Ivano Fossati)
Amore degli occhi
che occhi hai
col tuo seno ferito
dal tuo senso del pianto
dopo aver corso e cercato tanto
adesso che ci fai.
E lo so tu vuoi me
e hai paura di me
e mi vorresti un altro uomo,
e lo so tu vuoi me
e hai paura di me
e la parola giusta non è perdono
perché non c'è mai perdono
perché il rancore è più forte del perdono
perché il rancore è più forte di un uomo,
più forte è la malinconia
più lungo l'inverno
e la notte
di più.
Amore degli occhi
che occhi avrai
quando d'affanno e d'incanto
fatto il giro del tempo
dopo aver corso e cercato tanto
ti risveglierai,
nuove cose e persone
danzeranno con te
i nuovi ritmi della vita,
sai già bene fin d'ora,
ma saprai meglio allora
che non è mai finita,
perché non è mai finita
perché se il rancore era un'altra vita
se era un altro uomo
più dolce è la malinconia
più breve l'inverno
e la notte
di più.
Ivano Fossati, da "Le città di frontiera", 1983
13 novembre 2007
Monet a Cap Martin
Questi tre viaggi sono documentati da un centinaio di tele, alcune davvero magnifiche e sorprendenti per la luminosità e la natura selvaggia e incontaminata che vi è descritta, contrapposta ai cieli nuvolosi della Senna e della Normandia, a cui il maestro era abituato; tele relativamente poco conosciute, rispetto ad altre della vasta produzione di Monet, oggi sparpagliate in giro per il mondo, soprattutto in collezioni americane.
Alcuni dei paesaggi dipinti da Monet non sono tuttora molto cambiati, come ad esempio il Castello di Dolceacqua o alcuni scorci degli scogli lungo il Cap Martin, dai quali egli dipinse con passione il mare in burrasca (immagine sotto). Altri sono irriconoscibili, come il promontorio di Monaco-Monte Carlo (immagine sopra).
Mi ha colpito pensare alla presenza di Monet negli stessi luoghi dove anch’io mi trovo talvolta ad essere.
09 novembre 2007
Saluti da Roma
Per concludere in bellezza, il mio volo ha avuto oltre un'ora di ritardo e sono arrivato a casa alle 22,30.
07 novembre 2007
IAB Forum
06 novembre 2007
Si ricomincia
02 novembre 2007
Saluti da Cap Martin
31 ottobre 2007
Venga a prendere il caffè da noi
Non è il mio film preferito, tra i numerosi tratti da Chiara: il mio preferito resta "La stanza del Vescovo". Eppure lo rivedo sempre volentieri e non ne resto mai deluso. Lo consiglio.
La trama, dal Morandini - Dizionario dei film.
"Turni di notte" di anziano neosposo che, non pago della moglie, non vuole trascurare le due cognatine. Il giorno in cui decide di occuparsi anche della graziosa domestica, gli viene un colpo apoplettico. Interpretazione memorabile di Tognazzi, misurato protagonista di una commedia all'italiana velenosamente satirica nei confronti della piccola provincia, tratta dal romanzo La spartizione (1964) di Piero Chiara che, come il regista, appare in un piccolo ruolo. Umorismo amaro.
30 ottobre 2007
IL MARE SCIATTO DEI CARAIBI NERI (Boris Makaresko)
Ecco alcuni esempi di barzellette sui Caraibi Neri.
Come mai in Venezuela c'è il petrolio e poco distante, nei Caraibi Neri, c'è la marijuana?
Perché gli abitanti dei Caraibi Neri hanno scelto per primi.
Per un sondaggio chiedono ad una ragazza di Antigua:
« Come contraccettivo preferisci la pillola o il preservativo? »
« Senz'altro la pillola. È più facile da ingoiare ».
Che cosa disse la mamma haitiana quando sua figlia le confessò di essere incinta?
Sei sicura che sia tuo?
Come si convince una haitiana a sposarti?
Basta dirle che è incinta.
Le sardine devono essere, per forza, originarie nel Mare Sciatto dei Caraibi Neri. Altrimenti come si spiega che si chiudono in una scatola lasciando la chiave all'esterno?
Ecco alcune invenzioni di brillanti ingegneri dei Caraibi Neri:
Il bersaglio antiproiettile.
La radio con i sottotitoli per non udenti.
Il tatuaggio invisibile.
La cintura di sicurezza elastica.
La torcia elettrica a batteria solare.
Un libro su come imparare a leggere.
Bersagli gonfiabili per il tiro con l'arco.
Il dizionario con l'indice.
Sacchetti da tè impermeabili.
Queste e altre cose belle, qui. W Boris Makaresko, da NON STOP negli anni '70 direttamente nel futuro...