10 gennaio 2019

Tanti auguri a me

Nel senso che ne ho ricevuti un bel po', in effetti. Diciamo un centinaio, statisticamente così ripartiti, grossomodo: il 10% via telefono o di persona; il 10% via Instagram; il 25% da applicazioni di messaggistica digitale (massimamente Whatsapp, pochi Messenger, pochissimi SMS); il 55% da Facebook. Certo, non si tratta di un grande campione ma testimonia l'efficacia della Rete Sociale di Marco Montedizucchero, che consegna con le sue due piattaforme i due terzi dei messaggi; efficacia che risiede, io credo, nella facilità di utilizzo, per questi fini augurali in particolare. Consente, cioè, per così dire, di compiere una piccola buona azione (fare gli auguri ad un essere umano con il quale si è avuto nella vita - tanto o poco - a che fare) con uno sforzo minimo, gratificando perciò, almeno in teoria, tanto l'emittente che il ricevente. Dico "in teoria" perché so che a qualcuno queste augurazioni digitali spiacciono: a me no. Anche se per un nanosecondo, una persona a cui sono o sono stato in qualche modo e in qualche tempo legato, da un rapporto di colleganza scolastica o professionale, di amicizia, d'amore o tutti questi insieme magari, ha rivolto il suo pensiero a me e si è presa la briga di farmelo sapere. Beh, io sono convinto che "piutost che nigot, l'è mej piutost." Per questo rispondo sempre individualmente a ciascuno dei latori dei propri auspici in occasione del mio genetliaco, poiché trovo sconveniente ed evidentemente dettato da mera pigrizia l'atteggiamento di chi, a fine giornata, decide di cavarsela con un generico "grazie a tutti, siete troppissimi per rispondervi uno ad uno": e chi diavolo sei??? Rihanna, che ha 67 milioni di follower??? Io no, io sono felice di ricambiare il vostro piccolo o grande pensiero, che mi ha fatto sinceramente piacere ricevere.
Quanto a me, poi, sono stato felice di poter festeggiare la sera con i miei due giovani uomini. E così sia.