30 novembre 2007

Comunicare in modo tradizionale significa mettere a serio rischio la relazione con i clienti

In pochi anni, si è passati da una società tradizionale impregnata di valori e ideologie ad una sempre più orientata al privato chiusa su se stessa fortemente caratterizzata da individualizzazione e atomizzazione, in cui si respira un pessimismo diffuso. Siamo in un periodo di minor slancio, anche se vogliono farci credere diversamente. Nonostante tutto, però, la situazione difficile e prospettive negative la gente, paradossalmente, continua a consumare.

Tre sono le nuove dimensioni che stanno ridefinendo il rapporto tra le organizzazioni (non solo le imprese) e i propri pubblici, primi tra tutti i clienti:
1. nuove tecnologie
2. elevata mobilità
3. capitale sociale, cioè la facilità d'accesso alle nuove reti sociali.

Questi elementi si vanno ad aggiungere ad alcune nuove componenti sul fronte della domanda:
- nuova centralità dei media, primo tra tutti Internet
- forte propensione al recupero del tempo libero
- nuove forme e modalità di lavoro.

In questo scenario il consumatore è sempre più protagonista e soprattutto non vuole essere più oggetto di comunicazione ma soggetto di relazione. Alla luce di questo nuovo approccio a cui, le imprese, anche le più importanti, stentano ad adeguarsi emergono nuove sfide.

Innanzitutto la nuova vocazione interculturale della marca, del brand. Essa non rappresenta più solo l'immagine dell'azienda ma il suo capitale più importante: una marca è costituita dai suoi consumatori e dalla relazione che vivono attraverso l'esperienza di consumo, con l'impresa. Le marche, non solo quelle più note, sono i nuovi totem comunitari perché agiscono sul sociale, nel bene e nel male. Una marca per assolvere a questa nuova funzione deve essere dinamica e soprattutto relazionale.

Allora su cosa deve puntare un'organizzazione, privata ma anche pubblica o sociale, per rispondere alle nuove esigenze e alle sfide del mercato e della società del nostro tempo per essere competitiva? Il segreto del successo di un prodotto, di un bene o di un servizio è nella capacità dell'organizzazione, sia essa privata, un'azienda, ma anche pubblica o sociale, di gestire i sistemi di relazioni, interni ed esterni, le c.d. "reti di reti" su cui viene veicolata la marca, innanzittutto, ma anche tutte le altre attività.

Insomma la comunicazione è sempre più una questione di relazioni. Si è passati, in pochi anni, da una comunicazione di marca one to many, ad una one to one a quella che sta caratterizzando i nostri tempi many to many. Ciò significa che non si può fare più a meno della ricerca sociale che deve precedere, accompagnare e seguire qualsiasi attività di comunicazione perché ci fornisce gli elementi indispensabili a capire chi sono i soggetti che possono influenzare le dinamiche di consumo e come gestire le relazioni.

Monica Fabbris (GPF) nel Forum promosso da Il Denaro su "Le nuove tendenze del consumatore tra voglia di spendere e budget limitati"

29 novembre 2007

La cura (Hermann Hesse, 1925)

Leggo dalla retrocopertina.
"Una pausa di due settimane nella vita di un intellettuale che aspira alla saggezza lo spinge - attraverso piccoli fatti in apparenza irrilevanti - a dubitare con buone ragioni di sé: e quell'intellettuale è Hesse stesso, che ironizza stupendamente sulla propria persona."
Cito dal I Capitolo - "IN CURA".
"Il mio treno era appena arrivato a Baden e io avevo appena disceso, con un po' di fatica, i gradini della carrozza, quando già il fascino di Baden mi si faceva sentire. Mentre, in piedi sull'umido marciapiede di cemento, cercavo con gli occhi il portiere dell'albergo, vidi scendere da mio stesso treno tre o quattro colleghi in sciatica, come appariva chiaro dalla trepida apprensione con cui stringevano le natiche, dal loro passo incerto e dalla mimica piuttosto smarrita e piagnucolosa che accompagnava i loro cauti movimenti. Ciascuno di loro, senza dubbio, aveva la sua specialità, il suo particolare tipo di sofferenza, e perciò il suo speciale modo di camminare, di esitare, di incedere, di zoppicare, e anche la sua propria, inimitabile mimica, eppure quel che dava più nell'occhio era ciò che avevano in comune, e io li riconoscevo tutti a prima vista come malati di sciatica, come fratelli, come colleghi. (...)
Mi fermai dunque subito e osservai questi "segnati". Ed ecco, quei tre o quattro individui avevano tutti un'espressione più cupa della mia, si appoggiavano più forte ai loro bastoni, stringevano le natiche con più spasimo, poggiavano i piedi a terra con maggior trepidazione e malumore, erano - tutti quanti - più sofferenti, più meschini, più malati e più da compiangere di me, e ciò mi fece un gran bene e, durante tutto il tempo che passai a Baden, mi fu un inesauribile, sempre rinnovato confortoil vedere che tutt'intorno a me zoppicavano, si trascinavano, sospiravano, andavano in carrozzella persone ch'erano molto più inferme di me, che assai meno di me avevano ,otivo di nutrire speranza e buon umore. Così, appena arrivato, avevo scoperto subito uno dei grandi segreti e incantesimi di tutti i luoghi di cura e assaporai con vera delizia la mia scoperta: la comunità del dolore, il socios habere malorum. (...)
Peccato però che proprio mentre facevo il mio ingresso all'albergo cominciasse a piovigginare.
"Lei ha portato il cattivo tempo" mi disse, sorridendo, la gentilissima signorina del bureau nel salutarmi.
"Ma no" dissi, un po' disorientato. Che faccenda era questa? Possibile che fossi proprio io, pensai, ad aver chiamato questa pioggia, ad averla fabbricata e portata qui? Che la piatta concezione comune lo negasse non bastava certo a scagionarmi, teologo e mistico com'ero. Sì, allo stesso modo con cui destino e carattere sono due nomi di un medesimo concetto, allo stesso modo con cui, in un certo senso, mi ero scelto e fabbricato io medesimo il mio nome e il mio stato sociale, la mia età, il mio volto, la mia sciatica, e di tutto ciò non potevo chiamare responsabile altri che me stesso, così, probabilmente, anche questa pioggia era opera mia ed io mi sentii pronto ad assumerne la responsabilità." (...)

Bello e a tratti illuminante. Lo consiglio. Soprattutto il colloquio con il medico, straordinario: "(...) era davvero sapiente, possedeva cioè un vivo senso della relatività di tutti i valori spirituali."

Nell'immagine, un acquarello di Hermann Hesse.

27 novembre 2007

Si ritorna al solito tram-tram (il 13-13)

La citazione è di una battuta di Fabio Fazio, ma la realtà è la mia: anche se non sto ancora bene, domattina devo andare da un cliente, per fortuna è anche un amico. Speriamo bene...

26 novembre 2007

Sono malato (e non in senso lato)

Vomito e nausea... chebbellezza!

24 novembre 2007

Nulla due volte accade nè accadrà (Wisława Szymborska)

Nulla due volte accade
nè accadrà. Per tal ragione
si nasce senza esperienza,
si muore senza assuefazione.

Anche agli alunni più ottusi
della scuola del pianeta
di ripeter non è dato
le stagioni del passato.

Non c'è giorno che ritorni,
non due notti uguali uguali,
nè due baci somiglianti,
nè due sguardi tali e quali.

Ieri, quando il tuo nome
qualcuno ha pronunciato,
mi è parso che una rosa
sbocciasse sul selciato.

Oggi, che stiamo insieme,
ho rivolto gli occhi altrove.
Una rosa? Ma cos'è?
Forse pietra, o forse fiore?

Perchè tu, malvagia ora,
dài paura e incertezza?
Ci sei - perciò devi passare.
Passerai - e qui sta la bellezza.

Cercheremo un'armonia,
sorridenti tra le braccia,
anche se siamo diversi
come due gocce d'acqua.

Wisława Szymborska (nata il 2 luglio 1923) è una poetessa e saggista polacca. Premiata con il Nobel nel 1996 e con numerosi altri riconoscimenti, è generalmente considerata la più importante poetessa polacca vivente.

23 novembre 2007

Alcuni dei perché di questo blog

Mi è stato chiesto più volte in quest’ultima settimana cosa mi spinga a tenere (gestire? seguire?) un blog.
Certamente, in origine l’idea che mi ha spinto a crearlo è stata quella di avere un luogo dove raccogliere alcune “opere d’arte” che mi hanno colpito e mi colpiscono nella mia vita di tutti i giorni (come se ci fosse una vita diversa da quella di tutti i giorni): poesie, soprattutto, ma anche brani di libri, quadri, statue, architetture, storie, ...
In fondo, però, ho sempre saputo che il vero motivo era un altro: offrire a me stesso e ai miei figli la possibilità di avere un luogo dove ritrovare, in futuro, i ricordi delle giornate passate insieme, quelle più speciali accanto a quelle più normali.
Non ho - o non mi pare di avere - molti ricordi della mia infanzia legati alle occasioni (davvero speciali talmente erano rare) che io e mia sorella avevamo di passare un po’ di tempo insieme ad entrambe i nostri genitori.
Mi mancano, questi ricordi. Li ho rimossi? Può darsi.
Per fortuna sono in parte compensati dai più numerosi ricordi di occasioni condivise con nostra madre. Su tutti, in questo momento mi viene in mente un picnic fatto non lontano dal Rifugio Maria Luisa, in alta Val Formazza, vicino ad un laghetto, mangiando una pagnotta di quelle che facevano una volta (e adesso non fanno più perché il panettiere è andato in pensione e il forno ha chiuso definitivamente) ripiena di una squisita frittata. Giornata di sole, temperatura mite anche se non calda, data l’altezza. Mia madre aveva una Renault 5 arancione che mi piaceva tanto. Aveva due porte e dei sedili neri di una specie di tessuto spugnoso.
Spero che i miei bimbi non avranno problemi a ricordare la loro infanzia e forse una piccola parte, in questo, potrà farla anche questo blog.



La foto è stata scattata all'Alpe Veglia, avevo forse 8 o 9 anni, e quella volta eravamo tutti insieme. Indossavo un completo di jeans di Fiorucci di cui sono tutt'ora molto orgoglioso.

20 novembre 2007

Diventate anche voi esperti di immagine (Michele Serra)

Insieme ai posteggiatori abusivi e alle danzatrici del ventre, gli esperti di immagine sono l'unica categoria di lavoratori ancora sprovvista di un albo professionale. (Non per caso, molti di loro sono ex posteggiatori abusivi o ex danzatrici del ventre). Nonostante questo, molti leader politici spendono quasi tutto il loro stipendio per farsi spiegare da un esperto di immagine se sia meglio presentarsi in tv ben pettinati oppure con una merda di mucca sulla testa. Il ricorso agli esperti di immagine è ormai così prezioso e consolidato che l'onorevole Casini, la settimana scorsa, ha rischiato di partecipare a 'Ballarò' con una merda di mucca sulla testa perché aveva dimenticato di consultare il suo esperto di immagine. Una leggerezza che poteva costargli molto cara. Ogni esperto di immagine ha i suoi segreti, che custodisce gelosamente anche perché valgono molte migliaia di euro. C'è chi suggerisce di vestirsi normalmente e di evitare i travestimenti da Davy Crockett, chi raccomanda di non presentarsi mai con le armi in pugno ai dibattiti televisivi, infine chi ha scoperto quanto sia importante rivolgersi al pubblico quando si è in onda e non in ascensore mentre si sta raggiungendo lo studio.

Michele Serra, Satira preventiva, 15 Novembre 2007


19 novembre 2007

Un sabato sera davvero speciale

Sabato 17 scorso sono venuti a cena a casa i miei più cari amici, con cui condivido la passione (per me ormai quasi dolorosa) per la Val Formazza. L'occasione era ghiotta, anche per la concomitanza del 40esimo compleanno di A.
Prima abbiamo fatto mangiare i bimbi (pizza per tutti), quindi, con calma, mentre loro giocavano liberamente noi ci siamo dedicati alla nostra cenetta, che è venuta davvero bene.



Ho preparato pennette al sugo di salsiccia e funghi (porcini e chiodini mischiati), arrostino di maiale alla senape con cipolline in agrodolce e cotechino (giusto una fettina per gradire) con lenticchiette umbre minuscole. Il tutto innaffiato da una bottiglia, anzi due, di spumante come aperitivo, un eccellente bottiglione di Bordeaux Baron de Rothschild del 2001 durante la cena e una bottiglia di Champagne Ruinart con il dessert (quest'ultima un po' deludente, a dire la verità).



E' stata davvero una serata bellissima, nella quale sono stato davvero felice: ce ne fossero più spesso di occasioni del genere!

16 novembre 2007

Amore degli occhi (Ivano Fossati)












Amore degli occhi
che occhi hai
col tuo seno ferito
dal tuo senso del pianto
dopo aver corso e cercato tanto
adesso che ci fai.

E lo so tu vuoi me
e hai paura di me
e mi vorresti un altro uomo,
e lo so tu vuoi me
e hai paura di me
e la parola giusta non è perdono
perché non c'è mai perdono
perché il rancore è più forte del perdono
perché il rancore è più forte di un uomo,
più forte è la malinconia
più lungo l'inverno
e la notte
di più.

Amore degli occhi
che occhi avrai
quando d'affanno e d'incanto
fatto il giro del tempo
dopo aver corso e cercato tanto
ti risveglierai,
nuove cose e persone
danzeranno con te
i nuovi ritmi della vita,
sai già bene fin d'ora,
ma saprai meglio allora
che non è mai finita,
perché non è mai finita
perché se il rancore era un'altra vita
se era un altro uomo
più dolce è la malinconia
più breve l'inverno
e la notte
di più.

Ivano Fossati, da "Le città di frontiera", 1983

13 novembre 2007

Monet a Cap Martin

Claude Monet, grande maestro e capofila della scuola pittorica impressionista, scoprì la Riviera francese e la Costa Azzurra in occasione di tre viaggi che compì tra il 1883 ed il 1888 e durante i quali ebbe occasione di soggiornare anche in Italia, a Bordighera, dove risiedette tra il Gennaio e l’Aprile del 1884. Fu l’amico Auguste Renoir a fargli conoscere per la prima volta quei paesaggi, dai quali Monet fu subito sedotto.



Questi tre viaggi sono documentati da un centinaio di tele, alcune davvero magnifiche e sorprendenti per la luminosità e la natura selvaggia e incontaminata che vi è descritta, contrapposta ai cieli nuvolosi della Senna e della Normandia, a cui il maestro era abituato; tele relativamente poco conosciute, rispetto ad altre della vasta produzione di Monet, oggi sparpagliate in giro per il mondo, soprattutto in collezioni americane.




Alcuni dei paesaggi dipinti da Monet non sono tuttora molto cambiati, come ad esempio il Castello di Dolceacqua o alcuni scorci degli scogli lungo il Cap Martin, dai quali egli dipinse con passione il mare in burrasca (immagine sotto). Altri sono irriconoscibili, come il promontorio di Monaco-Monte Carlo (immagine sopra).


Mi ha colpito pensare alla presenza di Monet negli stessi luoghi dove anch’io mi trovo talvolta ad essere.

Weekend modesto...

...praticamente ho lavorato quasi tutto il tempo. Andrà meglio il prossimo.

09 novembre 2007

Saluti da Roma

Ieri visita in giornata nella capitale. Appuntamento da un potenziale cliente per una presentazione. Durante il viaggio in auto, attraversamento del Ponte Flaminio, progettato in epoca fascista, nel 1932, dall'architetto Armando Brasini ma completato solamente nel 1961. Lungo quasi 255 metri e largo 27, il ponte ha sette arcate di cemento armato ed è ornato "da mozzi cippi cilindrici ad imitazione di rocchi di colonne romane, cubi e parallelepipedi, nonchè da alte colonne terminanti in fanali a pigna": i cippi recano scolpite le tappe del percorso delle vie Flaminia e Cassia. Il ponte è davvero imponente, di gusto un po' "eccessivo", ma fa certamente la sua porca figura...




Per concludere in bellezza, il mio volo ha avuto oltre un'ora di ritardo e sono arrivato a casa alle 22,30.

07 novembre 2007

IAB Forum

Come ogni anno, oggi sono stato all'Interactive Advertising Bureau Forum, a sentir parlare di web. A presto qualche idea.

06 novembre 2007

Si ricomincia

Breve ma intenso, il weekendone in Costa Azzurra... Davvero stupendo, il mare in questa stagione: i bimbi si sono persino fatti un bagnetto! Stile "toccata e fuga", la temperatura dell'acqua non consentiva altre modalità di fruizione, ma comunque sono riusciti a pucciarsi in acqua!

02 novembre 2007

Saluti da Cap Martin

Ieri mattina ci siamo svegliati al mare: puntuali alle 7,30 ('alimortacci' dei bioritmi dei bimbi), ma al mare. Giornata stupenda, senza una nuvola, con il mare mosso mosso che faceva delle super-ondone, che schizzavano in aria infrangendosi sugli scogli.

Abbiamo fatto un giretto a Mentone con i cappelloni da maghetti.


Oggi, invece, abbiamo fatto il giro del Cap a piedi: la temperatura era fantastica, al sole in maglietta si sudava pure... Che meraviglia!