Mi sono reso conto che negli ultimi anni ho chiuso, non simbolicamente ma concretamente, due porte molto importanti verso altrove migliori, che tanta parte hanno avuto nella mia vita.
Tutto è cominciato con la chiusura della casa nella mia adorata Formazza, che rimonta ormai al lontano 2007, e di cui credo di non aver mai parlato (nemmeno a me stesso) fino ad oggi, per il dolore gigantesco (non esagero) che mi ha causato. 35 anni di vita: tanto è durata la mia permanenza in quei luoghi, tanta la parte di me che si è formata respirando quelle atmosfere, che ancora oggi mi mancano fino in fondo ai polmoni. Lasciare quei luoghi ha rappresentato per me un'amputazione, del cui arto tuttora il mio cervello elabora le sensazioni. Ed ha rappresentato una cesura definitiva, io credo, nei rapporti già gravemente compromessi con il mio assente padre, a torto o a ragione considerato responsabile di non avermi consentito di consolidare le mie radici con quella terra, per me così fertile. Tante le case che gli furono offerte nel corso degli anni, spesso a buon prezzo. Inutili ogni volta le mie speranze.
La seconda chiusura, più recente perché risale al Gennaio 2012, è stata quella della casa di Nonna Yvette a Cap Martin. Anche qui, fin dalla nascita avevo respirato quelle atmosfere, che ora porto i miei ragazzi a respirare ogni volta che posso, anche se dalla stanza di un'hotel. Poter vedere il golfo di Mentone sdraiati sul letto è la cosa che mi manca di più, soprattutto essendo consapevole del fatto che non potrò mai più rivedere quel panorama da quella posizione privilegiata. Anche lasciare quella casa ha rappresentato per me un'amputazione, del cui arto tuttora il mio cervello elabora le sensazioni.Di quel lutto accuso mia madre, che a torto o a ragione non ha saputo difendere con i suoi ricordi anche i miei e quelli dei miei figli. C'erano altre possibilità? Si, io credo ci fossero e non riesco a perdonare.
Entrambe questi luoghi sono stati per lunghi anni per me i miei altrove migliori. Ma mentre Formazza rappresentava la mia via di fuga a portata di mano dalla vita di tutti i giorni, in cui potermi rifugiare in ogni momento, per ritrovare me stesso lontano dalla follia, le difficoltà e a volte i dolori della vita di tutti i giorni, a Cap Martin sognavo il mio buon ritiro, il luogo dove avrei passato serenamente gli ultimi momenti della mia vita.
Fare pace con il proprio passato e cercare un equilibrio qui e adesso? Vorrei riuscire a immaginare un percorso in questa direzione ma non ne sono capace. Restano soltanto le porte ormai chiuse dei miei antichi, perduti, sognati, scomparsi altrovi.
24 maggio 2013
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