Con l'allungarsi della vita media, cambiano le nuove anagrafiche: s'introduce
la fascia dei giovani anziani, che riguarda chi ha tra i 65 e i 75 anni; si
diventa vecchi dopo i 75 anni; la grande vecchiaia invece è quella della non
autosufficienza oltre gli 85 anni. Negli anni '50 le aspettative di vita erano
di 60 anni per gli uomini e 65 per le donne, oggi 80 e 85. Le categorie che
conoscevamo (bambini, giovani, anziani) si sono complicate (si aggiungono
giovani-adulti, tardo-adulti o grandi anziani).
L'intreccio di questa nuova complessità dà come risultato una vita vissuta
ripartendo tante volte, tornando a interpretare ruoli abbandonati anni prima. Le
controindicazioni però non mancano e scompare quell'andamento costante
dell'esistenza, in cui lo sguardo, da un certo punto in poi, era rivolto al
passato, a elencare il numero progressivo di cose che non si potevano fare
più.
Il fenomeno della nuova vita adulta è stato fotografato da un saggio di Marc
Freedman, The Big Shift: navigating the new stage beyond midlife.
Fonte: Corriere della Sera, 29/03/2013, pag. 1, 31.
Senso di leggero malessere, per me.
Nell'immagine "Vecchiaia serena" di Maurizio Monti, da qui.
11 aprile 2013
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