Mettiamo che Brigate Nonni , l'accattivante secondo romanzo di Matteo Speroni, sia stato letto a Milano, Città Studi, durante una seccante influenza, col televisore acceso basso basso su SkyTg24. La fiducia al governo. Cade? Non cade? Ma no che non cade. Sai che secondo me stavolta cade? Cade cade cade... Non cade. Il terrazzo, dal quale si intravede quella piazza Piola citata nel libro, si apre dietro lo schermo HD pieno di scranni vuoti, lasciando godere il rigoglio di questa estate che non vuole finire mai. Milano pare bella e lo è davvero, in queste giornate di sole con un po' di vento. Al tg stanno intervistando Di Pietro. «Il Paese brucia» dice... «Esplode la rabbia sociale»... Passano immagini di giovani in rivolta nel mondo e in Italia. Incazzados Indignados Furibondos e compagnia cantante. La lettura del nostro libro si complica. Nonostante la fantasia indiscussa di Speroni, ciò che è scritto nel suo romanzo futuribile pare già cronaca... C'è preoccupazione in giro, nella città e nel Paese reale, ce n'è tanta. E anche chi come noi vive una vita sostanzialmente serena sa i che i prossimi saranno anni durissimi, più per qualcuno che per qualcun altro, ma per tutti. Almeno per tutti gli onesti. Per questo Brigate Nonni diverte, certo, appassiona, coinvolge e intenerisce, ma agita assai. Il libro è ambientato in una Milano tornata «sistema nervoso centrale» di un Paese allo sfascio. Questa Italia raccontata da Speroni è ormai un non-luogo in cui i capi politici copulano in elicottero - mentre «fuggono braccati dalla Storia» - con una manciata di amazzoni affittate alla Esselunga. Siamo alla frutta. È dentro, molto dentro a questa nostra città e a questo nostro Paese, che si dipana la vicenda dolceamara di una banda di anziani. Altri anziani, la stragrande maggioranza degli anziani. Sono pensionati senza pensione, dato che le casse dello Stato sono vuote. Il malgoverno di pochi, l'incapacità, la dissolutezza, la corruzione li ha espulsi dalla società, negandogli il necessario dovuto. Nonni senza futuro. Ma consapevoli e ribelli. Il loro capo è il taxista Vincent, che conosce la lingua e gli uomini assai bene. Insieme - in una struttura operativa romanticamente reinventata «Stella del Mattino» e che include altri disperati, giovani, immigrati, emarginati - compiranno un gesto eclatante per lasciare un segno. All'inizio, quando ci consigliarono la storia di questi vecchietti, pensammo a qualcosa, per impianto narrativo e per ironia, simile alla sceneggiatura di Vivere alla grande, il delizioso film con George Burns che raccontava di una gruppetto di pensionati alle prese con una rapina in banca. Poi però, leggendo via via, abbiamo cominciato ad accostare la Milano di Brigate Nonni alla Los Angeles ispirata dal grande Philip K. Dick per la realizzazione di Blade Runner , il capolavoro di Ridley Scott (era ambientato nella L.A. del 2019, anche lì mancano ormai solo sette, otto anni...). Niente di tutto questo e qualcosa di tutto. Il romanzo di Speroni è semplicemente una storia italiana, anche molto milanese, per chi ne sa godere come valore aggiunto, che parla di un possibile domani ma che conosce molto bene il presente. Una storia si spera folle, che come tutte le follie racchiude molte verità. Magari per capirhttp://www.blogger.com/img/blank.gife insieme che proprio quando tutto parrebbe perduto, si può cominciare a ricostruire. E così, mentre il romanzo che ha per sottotitolo «I ribelli del tramonto», ci tirava dentro con l' abilità del raccontare, riflettevamo: oggi non è troppo di moda parlare di Milano. Nonostante gli accadimenti anche recenti, persino entusiasmanti per molti. Nonostante Milano dall'Ottocento sia «sistema nervoso centrale» del Paese. A proposito, una dimenticanza di Matteo Speroni. È vero, nella storia recente Milano «sistema nervoso centrale» ha dato origine anche al Fascismo. Ma è forse dagli scioperi del marzo del '44 dei tranvieri di Milano - 35 tranvieri vennero deportati in Germania - che nacque la certezza che quel regime aveva i giorni contati. Ah, poi ci sarebbe anche da parlare di Silvio. Anzi di Gabrio. È dedicata a Gabrio Piola il matematico, non a Silvio il calciatore, l' omonima piazza.
Bellissima questa recenzione di Gino e Michele, dal Corriere della Sera, qui. Non vedo l'ora di leggerlo. E domani sera c'è la presentazione alla Feltrinelli di BAires.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento