I suoi studi regolari sono segnati, secondo la tradizione, da problemi di salute: nel 1915 riesce comunque ad iscriversi all'università e conosce il giurista Fernando De Los Rios, che gli rimarrà amico durante tutta la vita. Altri contatti importanti di quel periodo furono quelli con il grandissimo musicista Manuel De Falla e con l'altrettanto grande poeta Antonio Machado.
Nel 1919 si trasferisce a Madrid, dove frequenta la cerchia di letterati e artisti della sua generazione, stringendo amicizia, tra gli altri, con Salvador Dalí, Luis Buñuel e Rafael Alberti. Dopo la laurea, la sua vita si riempie di nuovi lavori, conferenze e amicizie, tra le quali quella con Pablo Neruda. Viaggia molto, soprattutto tra Cuba e gli Stati Uniti. Attraverso queste esperienze prende forma in modo più preciso il suo l'impegno sociale.
La raccolta di liriche di tema andaluso “Romancero gitano” del 1928 incontra i favori della critica e lo rende figura preminente fra il gruppo di poeti noto come Generazione del '27. Nel 1931 riceve dal nuovo governo repubblicano l'incarico di organizzare un gruppo teatrale itinerante, “La Barraca”.
L'anno 1934 è segnato da altri viaggi e dal consolidamento delle numerose e importanti amicizie, sino alla morte del grande torero e suo grande amico Ignacio Sánchez Mejías, avvenuta in quello stesso anno (ucciso proprio da un toro infuriato durante una corrida).
In sua memoria scriverà quella che è la sua opera piú universalmente conosciuta, il "LLanto por la muerte de Ignacio Sánchez Mejías".
Nel 1936, poco prima dello scoppio della guerra civile, Garcia Lorca redige e firma, assieme al grande poeta Rafael Alberti ed altri 300 intellettuali spagnoli, un manifesto d'appoggio al Frente Popular, che appare sul giornale comunista Mundo Obrero il 15 febbraio, un giorno prima delle elezioni vinte per un soffio dalla sinistra.
Il 17 luglio 1936 scoppia l'insurrezione militare contro il governo della Repubblica: inizia la guerra civile spagnola. Il 19 agosto Federico García Lorca è arrestato a Granada dai nazionalisti, che lo assassinano brutalmente a Viznar, a pochi passi da una fontana conosciuta come la Fontana delle Lacrime.
Sulla sua morte Pablo Neruda così scrive:
"L'assassinio di Federico fu per me l'avvenimento più doloroso di un lungo combattimento. La Spagna è sempre stata un campo di gladiatori; una terra con molto sangue. L'arena, con il suo sacrificio e la sua crudele eleganza, ripete l'antica lotta mortale fra l'ombra e la luce".
Considerazioni sulla poetica
E' considerato il più popolare poeta di lingua spagnola e uno dei principali rappresentanti del teatro moderno. La sua poesia, centrata principalmente sui temi del destino e della morte, affonda le radici nella cultura andalusa, caratterizzata da una fusione di elementi arabi e gitani. I suoi versi cantano passioni umane elementari in una forte compenetrazione di sogno e realtà. I lavori teatrali, oltre a far propria l'eredità dei canti gitani, mutuano elementi dei canti tradizionali spagnoli e della poesia surrealista. La lingua fonde spontaneità e raffinato lirismo, creando immagini sorprendenti e originali metafore.
"Che poeta! - scrisse di lui Pablo Neruda in Confesso che ho vissuto - Non ho mai visto riunite, come in lui, la grazia e il genio, il cuore alato e la cascata cristallina. Federico era lo spirito scialacquatore, l'allegria centrifuga, che raccoglieva in seno e irradiava, come un pianeta, la felicità di vivere. Ingenuo e commediante, cosmico e provinciale, timido e superstizioso, singolare musicista, splendido mimo, raggiante e gentile: era una sorta di riassunto delle età della Spagna, della fioritura popolare; un prodotto arabico-andaluso che illuminava e profumava, come un gelsomino, tutta la scena di quella Spagna, ahimè, scomparsa..."
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