Il punto di partenza è sempre una domenica di pioggia; forse perché
giorno terminale che contiene il mistero dei confini, o solo perché
raccoglie la stanchezza di un’intera settimana. Rimane il luogo
temporale di questo diario, la condizione iniziale. Questa volta però
non voglio tornare a ritroso nel tempo, ripensare, rivedere, ricordare;
questa volta voglio un tempo presente per parlare. (...)
(...) Ricordo un libro letto da ragazzo, lo cerco tra i tanti scaffali di casa
che la pigrizia e l’indecisione di una vita mi hanno impedito di
ordinare con criteri definitivi. Lo trovo ugualmente, un piccolo volume
dalla copertina bianca e dal titolo evocativo: Teoria delle Catastrofi.
Sfoglio velocemente le pagine, sono come foto di quando ero più
giovane, le ricordo e non mi riconosco. Una moda passeggera, la teoria
delle catastrofi fu un tentativo di applicare la matematica delle
singolarità e delle biforcazioni ad ambiti più ampi, non matematici. (...)
(...) La teoria delle catastrofi studia la geometria e la topologia delle
singolarità di mappe continue, un tentativo di delineare i meccanismi
per cui un sistema che viene sollecitato con continuità da parametri
esterni improvvisamente cambia stato, struttura, si rinnova. Il termine
catastrofe come cambiamento improvviso, ripulito dal significato
terribile che spesso lo accompagna. (...)
(...) ritrovo finalmente il capitolo che mi ha fatto scattare il ricordo.
Si tratta del settimo: “Singolarità ai confini dei domini di stabilità e
il principio di fragilità delle cose migliori”.
Eccolo, il principio di fragilità delle cose migliori. Nello spazio
matematico che descrive un sistema dinamico generico i domini di
stabilità costituiscono una regione in cui piccoli cambiamenti delle
condizioni iniziali hanno un impatto minimo sull’equilibrio del sistema
stesso. Ma sui bordi di questi domini si possono sviluppare delle
singolarità, stando sul confine è più facile far precipitare il sistema
nell’instabilità. Usando le parole di Arnol’d “[…] Questa è una
manifestazione del principio generale che afferma che le cose buone (la
stabilità) sono più fragili delle cose cattive”. (...)
Ecco, io... grazie.
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