Ieri sera, sotto una luna davvero evocativa, si è conclusa per me la settimana del cinema a 3 euro (tre film in tre sere da venerdì a domenica, tanto per dire quanto conta il costo del biglietto): unica sòla il davvero perdibile The Amazing Spiderman 2, che a me personalmente è sembrata una solenne boiata.
Ma torniamo all'ultimo film visto, quello di ieri sera, vale a dire Principessa Mononoke di Hayao
Miyazaki, del 1997 ma solo recentemente ridoppiato, che mi è sembrato molto bello, anche se ha tratti un po' difficile da seguire nei dialoghi, piuttosto complessi. Non per bambini, direi, ma ricco di spunti di riflessione, specie sul rapporto tra uomo e natura.
Qui la recensione:
In seguito allo scontro con un animale posseduto da un demone il principe
Ashitaka viene contaminato da una maledizione mortale. Si mette dunque
in viaggio per scoprirne l'origine e chiedere una cura al grande Dio
Bestia, l'unico in grado di guarirlo. Arrivato nelle regioni da cui
proveniva la bestia scopre una guerra tra uomini e una forma primitiva
di animali della foresta, giganti, senzienti e aiutati da quella che
chiamano la Principessa Spettro, una ragazza cresciuta dai lupi che ha
rinnegato gli uomini. Dall'altra parte gli uomini, capitanati da Lady
Eboshi che gestisce con amore, giustizia e pietà il suo villaggio di
fabbri, vogliono lavorare la montagna e abbattere gli alberi per poter
estrarre il ferro (fonte di ricchezza). In mezzo un gruppo di monaci
cerca di fomentare gli uomini ad uccidere il Dio Bestia e rubarne la
testa perchè, si dice, fornisca l'eterna giovinezza.
Il più avventuroso e apparentemente il più canonico film di Hayao
Miyazaki è stato quello che l'ha reso definitivamente famoso in
Occidente anche presso il grande pubblico, il primo distribuito in
America da una grande major. Arrivò in Italia in un'edizione tradotta
molto male che ne modificava il senso, la lingua e alcune frasi
semplificandolo per renderlo più comprensibile ai bambini. Ora che i
diritti li ha acquisiti la Lucky Red ritorna al cinema ritradotto e
ridoppiato. Il risultato è oltre ogni immaginazione e si può parlare per
molti versi di un altro film, lontano da molte cose che pensiamo
appartenere a Miyazaki (certi dialoghi impressionano per efferatezza) e
dotato di un'aulicità nel registro parlato che ne modifica l'aria
generale.
Anche in italiano dunque possiamo finalmente apprezzare questo film
d'avventura in cui la morte sembra essere continuamente pronta ad
arrivare per colpire con grande violenza e nel quale il concetto di
conflitto viene declinato in tutte le sue possibilità (uomini contro
uomini, uomini contro natura, animali contro animali).
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