“Il giorno in cui finiranno i nostri risparmi, quando noi genitori europei non ci saremo più e scompariranno stipendi e pensioni, che differenza ci sarà tra gli emigrati africani e i nostri figli?” E’ un interrogativo netto e preoccupante quello che si pone Loretta Napoleoni. L’euro vacilla e la rivolta monta, monta una nuova pandemia. E’ il momento di riprendersi la democrazia ma anche la politica, l’economia, un lavoro, una vita dignitosa: è questo il grido che si leva unanime dalle sponde del Mediterraneo.
Monta la consapevolezza che la crisi che oggi minaccia di annientarci viene da lontano, erede di una lunga serie di catastrofi – dall’Argentina alla bolla dei mercati asiatici ai crack statunitensi – ormai troppo numerose per essere casuali. È ora di ammetterlo: è l’alleanza tra una politica sempre più corrotta e una finanza sempre più avida che ha sequestrato la nostra democrazia e ci sta portando alla rovina. Mentre istituzioni di controllo come la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale intervengono a peggiorare la situazione.
Dalla primavera araba, che ha abbattuto i regimi dittatoriali della Tunisia e dell’Egitto, arriva una nuova ventata di protesta e di impegno. La rivoluzione sta dilagando in Europa, nella Spagna degli Indignados, in Grecia, in Italia . I protagonisti sono soprattutto i giovani, quelli a cui la politica ha riservato precariato, disoccupazione e lo spettro di una nuova povertà.
Sul Mediterraneo, fa notare Napoleoni, si affacciano Paesi molto simili fra loro: economie avariate, oligarchie corrotte, disoccupazione e mancanza di servizi sociali, un sistema che regolarmente sceglie di garantire i privilegi di pochi a scapito della maggioranza. E come sulla sponda sud, anche su quella nord è il momento di riprenderci la democrazia, sostituendo istituzioni ormai agonizzanti con una post politica 2.0 trasparente e partecipativa. Perché il futuro ricomincia da noi.
Loretta Napoleuni, Il contagio - Perché la crisi economica rivoluzionerà le nostre democrazie, Rizzoli, 2011

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