Morire su richiesta non è impossibile. Basta andare in Svizzera e bere un cocktail mortale. Gli italiani che aspettano il loro turno sono otto e più di quindici avrebbero lo avrebbero già fatto. Eutanasia, «omicidio per compassione», suicidio assistito. Comunque la si voglia chiamare, morire su richiesta apre la porta a importanti riflessioni etiche. Il "turismo della morte" ha varie mete, tra le più comode per gli italiani c'è Zurigo. Dignitas è l'associazione svizzera che si offre di accompagnare i pazienti verso la morte dal 1998, al costo di 3.500 euro, oltre a una tassa d'iscrizione di circa 72 euro e una quota annuale di 36 euro. Il servizio comprende un letto, una pillola anti-vomito, un bicchiere d'acqua con 15 grammi di una sostanza letale con un po' di zucchero. La «dolce morte» dura qualche minuto, poi il medico al capezzale dichiara ufficialmente la fine.
«Devono morire da soli però. L'accompagnatore rischia dai 6 ai 12 anni di galera - precisa Emilio Coveri, fondatore e presidente di Exit-Italia che ormai conta 1.520 iscritti - diamo materiale informativo e offriamo la possibilità di redigere il proprio testamento biologico. Ogni settimana riceviamo dalle 20 alle 30 telefonate».
Fonte: Il Messaggero, 19 febbraio 2010, pagg. 1,8
Penso che a volte una dolce morte possa essere meglio di un'amara vita, trascinata senza senso e direzione giorno dopo giorno, senza speranza.
23 febbraio 2010
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