Ieri sera ho visto questo interessante e per certi versi choccante documentario, la cui sceneggiatura è firmata dai due registi Marc Achbar e Jennifer Abbott e da Joel Bakan. Sempre dal Morandini.
"Distribuito in Italia dalla Fandango col libro (Euro 16) di J. Bakan che l'ha ispirato. Comprende frammenti di 40 interviste (su 70 registrate) tra cui quelle a Milton Friedman (premio Nobel per l'economia), Noam Chomsky, Sam Gibara (presidente della Goodyear), Mark Moody Stuart (ex presidente della Royal Dutch Shell), Michael Moore, Naomi Klein. Partendo da un dato storico (alla fine dell'Ottocento, una legge federale, mai abrogata, riconobbe alle prime corporations degli USA il singolare statuto legale di persone private), gli autori hanno deciso di analizzare le corporations, cioè le società di capitale (insomma le multinazionali), ricorrendo ai criteri dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. La diagnosi finale è perentoria: psicopatia. Sono contraddistinte da una patologica ricerca del profitto e del potere, ossia da un comportamento antisociale e immorale, da una costante tendenza a violare le leggi e dall'assenza di qualsiasi senso di colpa: “La vocazione al profitto illimitato e ad ogni costo è una metastasi simbolica nei paesi cosiddetti sviluppati e un cancro economico feroce in quella parte del mondo che stenta a emanciparsi” (Enrico Magrelli). Sorretto nel montaggio da libere associazioni visive e sonore, nel corso di quasi 2 ore e mezzo, mette sul tappeto una lunga serie di problemi. Non mancano, nella parte finale, gli esempi di quel che si può fare per combattere in modi non violenti questa dittatura planetaria. C'è persino un pentito: Ray Anderson, amministratore delegato di Interface, che, presa coscienza dei danni procurati dalla sua società, ne ha trasformato i metodi di lavoro. 22 premi tra i quali 9 assegnati dal pubblico."
Il film espone molti esempi storici e recenti di come le corporation usino agire. Il coinvolgimento dell’IBM nella gestione dei campi di sterminio nazisti (forniva dei macchinari che “aiutavano” gli aguzzini a contare e catalogare le proprie vittime); lo scandalo del latte contaminato in Florida da un prodotto chimico della Monsanto; l’aberrazione della guerra dell’acqua in Bolivia quando il locale governo ne aveva appaltato lo sfruttamento – anche di quella piovana! – ad una multinazionale americana. Sono tutti esempi della assoluta mancanza di scrupoli di dette società.
Il film, però, è forse troppo ricco ed alla lunga rischia di annoiare. Rimane comunque un lavoro molto interessante e che in alcuni momenti lascia stupefatti. Come quando ascoltiamo un broker di Wall Street il quale candidamente confessa che subito dopo l’attentato dell’11 settembre la prima cosa a cui ha pensato è stato all’aumento del prezzo dell’oro ed ai guadagni che avrebbe fatto...
Da vedere.
01 agosto 2008
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