31 agosto 2008
Saluti da Celle Ligure
29 agosto 2008
Saluti dall'Alpe Bettelmatt
Pranzo al sacco e pomeriggio in valle a giocare con gli amici. Domani è l'ultimo giorno di Formazza. Sig. Sob.
28 agosto 2008
27 agosto 2008
In onore di Marco, a cui hanno ciulato la bici
25 agosto 2008
Si torna a casa
Decisamente bellissimi.
22 agosto 2008
Saluti dal lago di Antillone
18 agosto 2008
Saluti dall'Alpe Nefelgiù
Autoscatto.
Alla prossima.
16 agosto 2008
Saluti dal Lago Vannino
Salendo, abbiamo appena il tempo di gettare uno sguardo verso l'Alpe Underbech, più in basso.
Una marmotta ci da le spalle mentre arranchiamo lungo la salita.
I bimbi si sono comportati davvero bene, malgrado il quasi paio d'ore di salita. D'altronde, il panorama lo meritava.
Patchwork di 4 foto.
Una gita davvero bellissima.
Rientro in seggiovia, con sguardo verso la valle e autoscatto.
12 agosto 2008
Saluti da Formazza
Una delle ragioni della scelta è che l'appartamento è vicinissimo agli amici U. e N. ed ai loro bimbi. Eccoli tutti insieme.
Oggi piove, così ci siamo decisi a fare la nostra prima visita alle nuovissime Terme di Premia, invero un po' sovraffollate (d'altro canto è la settimana di Ferragosto, cosa pretendevamo?).
La cornice delle terme è fantastica, con le montagne subito dietro e una cascata che scorre proprio in mezzo.
Buon proseguimento a noi.
09 agosto 2008
Saluti da Venturina
Rientro senza traffico, per fortuna.
07 agosto 2008
C’era una volta una bimba
Il suo nome era Serena e la sua vita scorreva lenta e tranquilla un giorno dopo l’altro, fino a che raggiunse e varcò, in un lampo, la soglia della più giovane maturità.
Fu, infatti, all’incirca all’età di vent’anni che si produsse il curioso fenomeno che cambiò la sua vita e che qui di seguito è narrato.
Era una bella serata di giugno ed una dolce e tiepida brezza spirava nell’aria, rendendola viva e frizzante. La luna era già alta nel cielo e la sua luce si diffondeva ovattata su tutte le cose, avvolgendole di un magico manto.
Serena si stava preparando per andare a letto: si lavò e indossò la sua camicia da notte preferita, dirigendosi poi con tutta calma verso la camera da letto. Varcata che ne ebbe la soglia, la sua attenzione fu attratta da una strana creatura che sedeva tranquilla sul comodino, appoggiata all’abat-jour.
Era uno gnomo, come qualunque individuo anche di media intelligenza avrebbe potuto facilmente intuire dal lungo cappello a punta, dalla folta barba bianca e dalle tipiche paffute guance a pomello (è da queste caratteristiche, difatti - come tutti sanno -, che si può riconoscere senza ombra di dubbio uno gnomo).
- Buonasera Signor Gnomo - disse Serena timidamente.
- Bando alle ciance - ribatté lui (taluni gnomi possono a volte rivelarsi un po’ scontrosi, specialmente se si trovano a stomaco vuoto).
- Il mio nome è Orazio e sono qui per assolvere un ben preciso compito. Ormai sei cresciuta, sei diventata grande, ed è giunta l’ora che tu faccia il tuo ingresso a tutti gli effetti nella società. Perciò, io lascerò ogni notte a partire da questa ventiquattro monete d’oro sul tuo comodino, affinché tu possa spenderle a tuo piacimento durante ogni giornata. Le troverai domattina al tuo risveglio, e se avrai bisogno di me non dovrai fare altro che chiamarmi.
E ora dormi. -
Ciò detto, disparve, mentre Serena sprofondava in un sonno calmo e profondo, ricco di coloratissimi sogni.
L’indomani mattina, Serena trovò effettivamente le monete sul comodino, come lo gnomo aveva detto, e così il giorno dopo e il giorno dopo ancora. Ma, per quanto cercasse di spendere tutto durante la giornata, impegnata com’era tra una faccenda e l’altra da sbrigare, quando la sera si addormentava, sul comodino restava sempre qualche moneta.
Il mattino seguente, però, le monete erano tornate ad essere ventiquattro, non una di più: nemmeno l’ombra era rimasta di quelle risparmiate.
Confusa, ed anche un pochino scocciata, una sera finalmente si decise a chiamare lo gnomo Orazio, che puntualmente arrivò.
- Dimmi, mia dolce cucciola - così le si rivolse - c’è forse qualche dubbio che agita i tuoi pensieri? - (lo gnomo non era mica fesso e aveva sgamato la piccola dal tono della voce che aveva utilizzato per chiamarlo: per questo, il suo approccio stavolta fu più calmo e pacato).
- Gnomo - esordì la piccola - mi sa che tu tiri a fregarmi. Ma come: malgrado io risparmi ogni giorno una parte delle mie monete, la mattina me ne ritrovo poi sempre e solo ventiquattro. Ma le altre, chi se le gabba? - (Serena non aveva sempre e soltanto frequentato delle duchesse nel corso della sua breve esistenza ed il suo vocabolario, comunque, a volte un pochino ne risentiva).
Lo gnomo sorrise (gli gnomi sono spesso ironici), trasse un profondo respiro ed incominciò quindi la sua spiegazione.
- Vedi mia cara, le monete che ogni notte ti lascio sul comodino altro non sono che il valore del tempo della tua giornata successiva: tu non puoi risparmiarle, nessuno può farlo, perché immancabilmente durante la notte esse spariranno per far posto ad un nuovo giorno. Puoi farne ugualmente tesoro, ma soltanto vivendole, vivendo a fondo ogni minuto, ogni istante della tua giornata, spendendo il tuo tempo senza paura, con e per te stessa o facendone dono a chi ami. Solo così potrai veramente arricchirti, perché la cassaforte dei tuoi ricordi non sarà mai vuota, nemmeno quando io non potrò più essere al tuo fianco, e tu non sarai mai sola.
E adesso lasciami tornare a dormire, che mi stavo tirando una pennica iperbolica, sulla mia mega-amaca galattica preferita - (anche lo gnomo sapeva cavarsela nell’eloquio gergale, quando necessario).
E, soddisfatto, sparì.
Serena sorrise, arrossendo un pochino, ma da quel giorno non riuscì più a risparmiare nulla del suo patrimonio.
E fu felice.
La morale di questa storia è, ovviamente, che non bisogna mai fidarsi degli gnomi. O no?
Postfazione. Nel 1993 (15 anni fa - pazzesco!) lavoravo nel marketing di Reckitt & Colman Italia e partecipavo alla redazione dell’house-organ della società, denominato “People”. Scrissi un racconto brevissimo, una specie di favoletta morale, da un’idea di una collega (ciao Ale), che a sua volta l’aveva sentita raccontare: il racconto fu pubblicato sul primo numero del 1994. Pensavo di averlo perso e invece l’ho ritrovato recentemente tra le mie cose. Lo ripropongo senza modifiche, così non lo perdo più.
05 agosto 2008
Saluti dal golfo di Baratti
03 agosto 2008
Cybill Shepherd: chi era costei?
Ex modella e reginetta di bellezza (Miss Teenage Memphis 1966) ha percorso gli ultimi trent'anni nella storia del cinema e della televisione statunitense ed internazionale affrontando a viso aperto momenti di trionfo e cocenti delusioni.
Il suo debutto cinematografico a soli 22 anni in L'Ultimo spettacolo (The Last Picture Show) del famoso regista Peter Bogdanovich la lanciò come uno dei volti più freschi e promettenti del cinema degli anni settanta.
Partecipò quindi a film di spessore come Daisy Miller (1974) e Taxi Driver (1976), che la consacrò come sex symbol, ma, attaccata dalla critica specialmente per la sua vita personale, si trovò ben presto nuovamente nell'ombra. Il gradevole Il mistero della signora scomparsa (The Lady Vanishes) del 1979, rifacimento di un classico di Alfred Hitchcock, accanto ad Angela Lansbury ed Elliott Gould non le diede il rilancio sperato.
L'occasione venne dalla televisione nel 1985 quando, accanto all'allora misconosciuto Bruce Willis, impersonò una delle parti più amate dal pubblico americano ed internazionale degli anni ottanta, vestendo i panni di Miss Madelyn Hayes nella serie televisiva cult Moonlighting.
Il fascino platinato da diva degli anni cinquanta, la tempra, il carattere e le indiscusse doti artistiche della Shepherd le valsero ben due Golden Globe come miglior attrice in un serial TV, una nomination agli Emmy Awards ed una più forte consacrazione come membro dello star system hollywoodiano. Nondimeno il suo destino parve sempre più quello di accompagnare altri al successo che di goderne lei stessa. Dopo Jeff Bridges, Robert De Niro anche Bruce Willis vide aprirsi, più della sua partner, le porte della fama planetaria.
La stessa cosa si ripeté nel 1989, anno in cui girò accanto a Ryan O'Neal la commedia Uno strano caso (Chances Are) punto di partenza per l'oramai notissimo Robert Downey Jr. Qualche passo falso (il film targato Disney, Once upon a crime ed alcuni film drammatici per la tv) rischiò di segnarla nuovamente nonostante la partecipazione a pellicole impegnate come Alice (1990) di Woody Allen ed i suoi camei in The Muse accanto a Sharon Stone ed Erin Brockovich con Julia Roberts. Fu tuttavia ancora una volta la televisione a tributarle un nuovo trionfo: la sua interpretazione autobiografica ed autoironica di una star sulla cinquantina in cerca di riscatto in Cybill le permise infatti la conquista di un terzo Golden Globe (1995) a coronamento di una carriera contraddittoria quanto avvincente.
La carriera di Cybill Shepherd è sintomatica di quanto le vicende della vita privata possano influire sulla fortuna di un'attrice. La chiacchierata relazione con il regista Peter Bogdanovich che l'aveva lanciata, in modo folgorante, con L'ultimo spettacolo, e che l'aveva diretta in Daisy Miller e in Finalmente l'amore, le aliena le simpatie del pubblico americano e dell'industria cinematografica. Penalizzata in ruoli poco significativi, l'attrice tenta di ricostruirsi un'immagine lavorando nei teatri della provincia ed accettando perfino un ingaggio come cantante di night club. L'interpretazione in Taxi Driver le ridà qualche fiducia, ma è, inaspettatamente, la televisione a restituirle grande popolarità: la serie giallo-rosa Moonlighting a fianco di Bruce Willis ottiene un grosso successo e Cybill Shepherd si conferma attrice brillante e dotata. Peccato che le prove successive la vedano, inspiegabilmente, tornare lentamente nell'ombra.
Dimenticare che Cybill è anche una splendida cantante sarebbe imperdonabile. La ricetta di Mad About The Boy (1978), il suo disco più bello, si compone di ingredienti semplici ma genuini: un pugno di standard blasonati (Speak Low; I Can’t Get Started; It Never Entered My Mind), la magia di Jobim (Triste), la classe di Legrand (I’m Falling In Love Again) e una versione di This Masquerade da mettere in bacheca, accanto a quelle di Helen Reddy (I Am Woman) e dei Carpenters (Now & Then). Co-protagonista dell’album, “Sua Maestà” Stan Getz al sax tenore.
01 agosto 2008
The Corporation
"Distribuito in Italia dalla Fandango col libro (Euro 16) di J. Bakan che l'ha ispirato. Comprende frammenti di 40 interviste (su 70 registrate) tra cui quelle a Milton Friedman (premio Nobel per l'economia), Noam Chomsky, Sam Gibara (presidente della Goodyear), Mark Moody Stuart (ex presidente della Royal Dutch Shell), Michael Moore, Naomi Klein. Partendo da un dato storico (alla fine dell'Ottocento, una legge federale, mai abrogata, riconobbe alle prime corporations degli USA il singolare statuto legale di persone private), gli autori hanno deciso di analizzare le corporations, cioè le società di capitale (insomma le multinazionali), ricorrendo ai criteri dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. La diagnosi finale è perentoria: psicopatia. Sono contraddistinte da una patologica ricerca del profitto e del potere, ossia da un comportamento antisociale e immorale, da una costante tendenza a violare le leggi e dall'assenza di qualsiasi senso di colpa: “La vocazione al profitto illimitato e ad ogni costo è una metastasi simbolica nei paesi cosiddetti sviluppati e un cancro economico feroce in quella parte del mondo che stenta a emanciparsi” (Enrico Magrelli). Sorretto nel montaggio da libere associazioni visive e sonore, nel corso di quasi 2 ore e mezzo, mette sul tappeto una lunga serie di problemi. Non mancano, nella parte finale, gli esempi di quel che si può fare per combattere in modi non violenti questa dittatura planetaria. C'è persino un pentito: Ray Anderson, amministratore delegato di Interface, che, presa coscienza dei danni procurati dalla sua società, ne ha trasformato i metodi di lavoro. 22 premi tra i quali 9 assegnati dal pubblico."
Il film espone molti esempi storici e recenti di come le corporation usino agire. Il coinvolgimento dell’IBM nella gestione dei campi di sterminio nazisti (forniva dei macchinari che “aiutavano” gli aguzzini a contare e catalogare le proprie vittime); lo scandalo del latte contaminato in Florida da un prodotto chimico della Monsanto; l’aberrazione della guerra dell’acqua in Bolivia quando il locale governo ne aveva appaltato lo sfruttamento – anche di quella piovana! – ad una multinazionale americana. Sono tutti esempi della assoluta mancanza di scrupoli di dette società.
Il film, però, è forse troppo ricco ed alla lunga rischia di annoiare. Rimane comunque un lavoro molto interessante e che in alcuni momenti lascia stupefatti. Come quando ascoltiamo un broker di Wall Street il quale candidamente confessa che subito dopo l’attentato dell’11 settembre la prima cosa a cui ha pensato è stato all’aumento del prezzo dell’oro ed ai guadagni che avrebbe fatto...
Da vedere.