Mi è capitato recentemente di leggere un minuscolo libercolo, scritto da un autore che mi piace molto, l’Alan Bennett di Nudi e Crudi (2001) e La cerimonia del massaggio (2002). Si tratta del testo di una conferenza del 1993, in cui l’autore parla del proprio rapporto con la pittura e con l’arte. Mi è piaciuto, perché affronta un tema che mi interessa molto, quello del rapporto tra individuo e arte. Dice, tra molto altro:
“Se da giovane mi avessero chiesto di esprimere a parole la mia reazione di fronte ai dipinti, avrei detto che mi piacevano quelli che emanavano una sorta di aura. L’aura è ciò che mi spingeva ad attraversare una stanza per andare a guardare un quadro e (lo dico con qualche imbarazzo) mi faceva venir voglia di portarmelo a casa. (...)
Tecnicamente (...) l’aura ha spesso a che fare con le numerose stesure di colore, che danno profondità al dipinto. A volte si deve al fatto che i toni cromatici sono molto vicino tra loro; in ogni caso, io posso solo dire che quando la vedo la riconosco. Lo so che sul piano intellettuale questo criterio vale poco e non è comunicabile, ma per fortuna (...) in [uno] scorcio degli anni Sessanta mi resi conto che la pittura si può apprezzare da un’altra prospettiva. E fu così che cominciai ad interessarmi alla storia dell’arte. (...)
Scoprire (...) che i dipinti potevano essere decodificati [(...) grazie all’iconografia, che consiste nel dischiudere i significati di un’immagine (...)], che erano anche esperienze intellettuali e non solo estetiche mi confortò parecchio. (...)”
Ecco, io mi sento un po’ così: fermo all’aura.
E ancora:
(...) Guardare quadri è uno strano miscuglio di pubblico e privato. È una cosa pubblica ma non collettiva - come ad esempio può essere il teatro. Siamo felici quando andiamo a teatro e lo troviamo pieno, ma preferiamo che un museo sia, se non completamente vuoto, almeno non affollato. Perché se il luogo è pubblico, l’esperienza è privata; le altre persone non vi contribuiscono come accade, invece, a teatro o al cinema. Al museo non si fa parte di un pubblico o di una comunità. Può essere piacevole aver qualcuno con cui condividere la visione di un quadro e magari parlarne, ma nessuno vuole andare oltre. (...)”
Su questo sono proprio d’accordissimo.
Alan Bennett, Una visita guidata, Adelphi 2008
17 giugno 2008
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