Sabato sono stato al funerale di Morfa, alla chiesa anglicana di Milano. La cerimonia è stata molto diversa da quella cattolica della scorsa settimana, così formale e dogmatica, così avara di speranza: di questa cerimonia la protagonista assoluta è stata lei, Morfa. L’hanno ricordata nell’ordine il cappellano, che evidentemente la conosceva di persona, la sorella e un amico: quest’ultimo ha tenuto un lungo discorso, quasi una chiacchierata, ripercorrendo tutta la sua vita, in parte per averla condivisa, in parte per aver raccolto informazioni e ricordi da molte persone che ne avevano condiviso l’amicizia; ricordando la sua viva umanità e scherzando sulla sua passione per il vino rosso, strappandoci un sorriso in un momento così doloroso.
Due delle riflessioni che sono state fatte mi hanno particolarmente colpito. La prima è che della vita di una persona che ci è venuta a mancare non si dovrebbe considerare solo la lunghezza, ma anche la larghezza: la profondità, l’intensità, cioè, con la quale questa vita è stata vissuta. Così vorrei che capitasse a me: che duri a lungo o che sia ancora breve, vorrei poter pensare di averla vissuta intensamente, questa mia vita; così credo abbia fatto Morfa.
La seconda riflessione riguarda l’atteggiamento da tenere di fronte alla morte di una persona cara: si può continuare a piangerla o si può ringraziare ed essere felici per averla conosciuta ed aver avuto il privilegio di condividere con lei una parte di cammino; perché la vita continua. Sono felice di avere conosciuto Morfa, era una persona speciale, che sapeva farti sentire a tuo agio.
Aggiungo che nella mia personale visione le persone care che ci sono mancate non sono davvero morte, per noi: fino a che le ricordiamo, anche solo di tanto in tanto, in occasioni speciali o solo per caso, queste persone non sono morte, ma vivono dentro di noi.
Concludo con una riflessione amara su come la tecnologia abbia un impatto inatteso anche nel caso della morte di una persona amica. Da qualche anno la mia agenda e la mia rubrica esistono solo in formato elettronico: quando viene a mancare una persona amica, mi trovo di fronte al dilemma se devo o meno cancellare le sue informazioni dall’agenda. È facile: basta posizionarsi sul nome prescelto e schiacciare CANC. Eppure questo piccolo gesto mi sconvolge sempre un po’. Poi lo faccio, ma ogni volta questo gesto mi turba un po’. Una volta, con le agende cartacee, questo non succedeva. Ogni anno, nel riportare sulla nuova agenda nomi e numeri telefonici dall’agenda vecchia, il nome delle persone scomparse, semplicemente, non veniva ricopiato sull’agenda nuova. Restava, però, in quella vecchia, gelosamente conservato in un cassetto per gli anni a venire. Ora non più. Il ricordo resta solo nella mente. E la mia memoria non è più quella di una volta. Mi devo sforzare. Non voglio dimenticarmi di nessuno.
15 ottobre 2007
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