Guidare i consumatori verso scelte che vanno nella direzione salutista sta diventando, oltre che una buona azione, una grande fonte di business.
L'Economist dedica una dettagliata analisi alla storia del movimento business-salutista, dai suoi esordi ai giorni nostri, in cui è quasi d'obbligo per il corporate occuparsi di wellness. E, ancor di più, è fonte di reddito.
Ai giorni nostri c'è una vera e propria esplosione di resort lussuosissimi che fanno del fitness una vera e propria religione, ma al tempo in cui nacquero i primi esempi di wellness business non era affatto normale che il salutismo e le ragioni del business si incrociassero. Pioniere del settore fu tal Mel Zuckerman che, insieme alla moglie Enid, inaugurò il Canyon Ranch, la prima di tutte le spa [Salus Per Aquam, lo sapevate?]. Ormai è diventato un settore molto competitivo e nel calderone del cosiddetto wellness lifestyle non rientrano unicamente le soluzioni turistiche ma anche il cibo sano o le bevande salutiste dei colossi industriali o ancora una certa quota della cosmesi. Fondamentale è il mantenimento della credibilità dei vari centri di benessere che devono rivolgere maggiore attenzione a una seria prevenzione e cura piuttosto che a effimeri fenomeni di moda, magari utili ad attrarre clienti ma poco efficaci in termini pratici.
L'Economist cita i nomi attualmente più attivi nel settore del salutismo, primo fra tutti quello della società Revolution, nata nel 2005 dall'idea di Steve Case, cofondatore di Aol e acceso sostenitore del wellness come valore umano e aziendale (nel senso che dipendenti in salute sono più produttivi e meno costosi dal punto di vista assistenziale). Nella generazione dei trentenni e dintorni il wellness è considerata una priorità (molto più che dai loro padri). Qualcuno sostiene malignamente che sia così importante proprio perchè il rispetto per la salute non esiste più. In tutti i casi è molto di moda occuparsi di ciò che fa bene. Il settimanale britannico riepiloga le opportunità e le criticità di un settore in pieno boom, facendo presente che chi opera in questo campo ha non pochi problemi di credibilità.
Emanuela Di Pasqua - Totem
11 gennaio 2007
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