tu sei come la neve solo
più pura e agile, come la pioggia
solo più dolce e fragile tu
cui certi
fiori assomigliano ma tremando
(codardi temono
di mancare nel tuo minimo gesto la maestria
che lacera e vive)e poiché
nulla indugia
oltre un breve istante,
con le rime e le risa
O mia signora
(e ogni friabile meravigliosa cosa che respira)
poi che io e tu stiamo per divenire polvere
della tua fragilità
(ma più del tuo sorriso,
che d'improvviso è d'amore e di morte sponsali)tu mi dai
coraggio sì che contro di me
i pungenti giorni sbattono invano:
Né ho paura che
questo, da noi detto autunno, saggiamente
muoia e pel mondo maturo vaghi con
uno stretto e composto
sorriso in bocca(d'un tratto
tutto invecchiando e con occhi tonti
spingendo
sonno sotto e dentro
ogni cosa bella)
inverno, che sarà da Primavera ucciso
(Da "IS 5", 1926)
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