15 marzo 2017

Lo splendore del tempio [Apponimi come sigillo sul tuo cuore] (Carol Ann Duffy, 1955-)

Guarda, mia adorata, sei bellissima;
i tuoi occhi, incorniciati dai capelli,
sono uccelli tra le foglie degli alberi,
colombe sui cedri del Libano;
i tuoi capelli scintillano, un ruscello al sole
che discende giù dai monti: sei bella,
mia amata; la tua bocca, l’entrata; i tuoi baci, la chiave;
le tue labbra, di un tenue scarlatto, il pertugio;
la tua lingua dolce di vino, i tuoi denti, agnellini
al pascolo; la tua voce per intonare salmi, cantici.
Vedo il tuo volto; dico che il tuo volto
è il giardino dove cercavo l’amore;
ho la testa colma di rugiada; le mani
addolcite dalla mirra; i piedi nudi
nell’erba madida; la bocca cosparsa di miele.
La tua voce ha chiamato alla porta del mio cuore.
Sono pazza d’amore.
Distogli i tuoi occhi dai miei,
mi hanno sopraffatta.
Con gli occhi mi hai rapito il cuore.
Coi baci della tua bocca mi hai baciata
nel nostro letto verde, sotto le travi di cedro,
i soffitti d’abete.
Sei bella dappertutto.
Le tue guance, spezie e fiori dolci;
il tuo respiro, canfora e nardo;
zafferano; calamo e cannella;
incenso e aloe;
la tua gola fatta per le perle;
i seni latte e miele;
dovresti tenere la mano sinistra sotto la mia testa,
con la destra abbracciarmi.
Solo a guardarti la mano,
impazzisco d’amore;
Sei il melo tra gli alberi della foresta.
Sono distesa alla tua ombra
e il tuo frutto è dolce al mio assaggio.
Sei un grappolo di fiori di canfora nel vigneto;
un frutteto di fichi maturi, melograni.
Sono tua e sei mia,
fino allo spuntare del giorno e quando le ombre svaniscono.
Non c’è fiume che spenga l’amore, né mare che lo anneghi.
Sono entrata nelle tue grazie.
Ero tutto quel che desideravi e ti ho dato il mio amore.
Dico che il tuo palato è il vino migliore;
sei rosa, giglio, grappoli d’uva.
Ti cercavo di notte nel letto.
Mi alzavo e vagavo per le vie della città,
in cerca di te che la mia anima bramava.
Ti ho trovata. Ti ho stretta
e non ti ho lasciata andare,
finché non ti ho portata al campo,
dove ci siamo adagiate per terra,
circondate da caprioli e cervi dei prati.
Mi sono alzata per aprirmi a te
e le tue mani profumavano di mirra.
Il tuo ombelico, una coppa che non chiedeva il vino.
Che belli i tuoi piedi.
Le tue cosce, gioielli.
Le ginocchia, mele.
Dormo, ma il cuore si sveglia al tuo sussurro.
Mi hai portata a questo letto
e il tuo vessillo su di me è l’amore.
Apponimi come sigillo, mia amata,
poiché l’amore è forte come la morte,
apponimi come sigillo sul tuo cuore.


Nessun commento: