Qualcuno ha forse una chiara idea di ciò che significhi in realtà Web 3.0, alias “Il Web semantico”? Il Commissario Europeo per le Telecomunicazioni Viviane Reding, per esempio, ha detto che il Web 3.0 significa “business, intrattenimento e social networking, sempre e ovunque, senza interruzioni, su reti veloci affidabili e sicure. Significa la fine della divisione tra linee fisse e mobili. E’ un salto di qualità verso l’obiettivo di un universo digitale nel 2015”.
Il guru di internet Tim Berners-Lee ha descritto il Web 3.0 come un “Web 2.0 senza i silos”. Il Web 3.0 avrà la capacità di capire non solo le parole chiave, ma anche di comprendere pienamente la sintassi – per citare un esempio tratto da HowStuffWorks, sarà possibile digitare in un browser web una frase completa come “Vorrei vedere un film divertente e poi cenare in un buon ristorante messicano. Quali sono le mie opzioni?” e ottenere una risposta pertinente alla domanda.
Indipendentemente da quanto ci metterà il Web 3.0 a diventare realtà, però, ci si può aspettare nel prossimo futuro di vedere ogni sito web che vende prodotti per sbiancare i denti dei gatti vantare le proprie “robuste funzionalità Web 3.0”. Il che fa nascere una domanda: se davvero gli uomini di marketing vogliono attirare la nostra attenzione, perché fermarsi al 3.0? Perché non pubblicizzare un sito Web 47.0?
Da Computer World online, Piccola guida ai 'tormentoni' IT
26 agosto 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento