Gli ultrasuoni che sciolgono i grassi
Un taglio alle curve senza bisturi: è la promessa della cavitazione a ultrasuoni, un metodo proposto da tre anni da decine di cliniche private italiane. Lo spiega Salute del Corriere della Sera, che mette in luce come il metodo non sia in realtà adatto a tutti.
Il metodo, scrive il supplemento settimanale del Corriere, «ha ottenuto anche il bollino d'approvazione dei ricercatori, stando a quanto riportano due studi condotti in Spagna e negli Stati Uniti su poco meno di duecento persone: gli ultrasuoni, raccontano gli sperimentatori, riducono di un paio di centimetri la circonferenza di pancia, cosce e fianchi in una sola seduta, con risultati che si vedono subito e durano mesi se si ha l'accortezza di muoversi un po' e mangiare sano».
«Sembra troppo facile per esser vero: basta sdraiarsi su un lettino e farsi «massaggiare» per un'ora, un'ora e mezza, i punti critici con un macchinario che produce ultrasuoni, cioè onde sonore ad alta frequenza. Le stesse onde usate per fare le ecografie, però focalizzate sotto la pelle: all'esterno non hanno effetto, ma nel punto in cui si concentrano si comportano come onde d'urto con un'energia elevata, sufficiente a rompere le cellule adipose. Durante il trattamento gli ultrasuoni vengono emessi a intermittenza, così la pelle e i tessuti circostanti non si scaldano troppo, l'effetto è selettivo. Le cellule adipose colpite si "sgonfiano", liberando in circolo i lipidi: ci pensa poi il fegato a metabolizzarli per eliminarli come se avessimo mangiato un pasto un po' pesante. Senza che aumentino i grassi nel sangue o si affatichi il fegato, come dimostrano analisi ed ecografie epatiche dei pazienti coinvolti nelle sperimentazioni».
«Il metodo - commenta Mariano Bormioli, presidente della Società italiana di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica - non sembra comportare grossi pericoli: da decenni utilizziamo gli ultrasuoni per altri scopi e sappiamo che sono sicuri. L'effetto clinico c'è, se non altro perché le onde agiscono come un linfodrenaggio profondo che smuove i liquidi intrappolati fra le cellule di grasso favorendone l'eliminazione ».
Nicolò Scuderi, direttore del Dipartimento di chirurgia plastica ricostruttiva dell'Università La Sapienza di Roma avverte che tuttavia qualche rischio va messo in conto: «I residui di grasso mobilizzati possono essere difficili da eliminare senza aiutarsi con massaggi drenanti, e se si esagera con il numero di sedute o la potenza degli ultrasuoni il tessuto adiposo profondo può degenerare: in entrambi i casi la zona trattata diventa irregolare e dolorante. Senza contare il pericolo di arrossamenti cutanei o addirittura ulcere».
«La cavitazione con ultrasuoni - aggiunge Bormioli - ha precise indicazioni e non si deve proporre, ad esempio, a chi ha problemi metabolici e vascolari, o soffre di diabete. Ha poco effetto anche sulla cellulite di vecchia data, difficile da trattare e i risultati migliori si ottengono trattando aree non troppo estese».
Fonte: Salute del Corriere della Sera del 13 gennaio, pag. 55.
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