Questa è la frase che ho letto ieri su un muro a Milano: sono seriamente d’accordo.
Sarà il tempo che passa, fuori e dentro, incidendo il corpo e lo spirito di crepe profonde, benché perlopiù invisibili dalla superficie.
Sarà il lavoro sempre più autonomo che più autonomo non si può (che poi fa’ rima con “qualunque imprevisto, cavoli tuoi”).
Sarà l’assenza di un rapporto di coppia soddisfacente, la mancanza di armonia , la quotidiana normalità della frustrazione.
Sarà la crescente coscienza della mediocrità, saranno i bambini che crescono con fulminea lentezza, i genitori che invecchiano cascando a pezzi ma oramai è troppo tardi per farci qualcosa.
Sarà quel che sarà: fatto sta che non c’è più il futuro di una volta.
30 maggio 2007
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