UNA MODA CHE NON PASSA MAI: L’ATTESA SPASMODICA DELLA FINE DEL MONDO
Anche il giorno dell’Anticristo diventa una festa e un grande affare
Da La Stampa, 6/6/2006
di Bruno Gambarotta
L’abbiamo aspettata tanto questa festa del 666 noi diavoli della Sezione Italiana dell’Inferno; l’abbiamo aspettata troppo a lungo e quando finalmente è arrivata siamo rimasti delusi. Più che una festa a me è sembrata una convention. Ha esordito il capo del personale: «La nostra è una grande famiglia, di quelle vere». Forse alludeva ai Pacs. Il mio vicino ha mormorato: «Quando tirano in ballo la famiglia, è segno che stanno per tirarti un bidone».E infatti il capo ha subito proseguito: «Come vi sarete accorti, in Italia non è più come ai tempi di Dante, quando la linea di divisione tra bene e male era rigida e ben visibile. Ora è diventata flessibile, perciò il nostro lavoro deve adeguarsi e diventare anch’esso flessibile. E’ impensabile che uno faccia il diavolo per tutta la vita, continuando a proporre alla clientela tentazioni che erano tali trent’anni fa e che adesso fanno solo ridere. Non fai in tempo a inventare una nuova trasgressione senza qualcuno non si affretti a regolamentarla. Gli italiani vogliono peccare garantendosi i contributi e la pensione e i governanti li assecondano. Un Paese che organizza notti bianche per famiglie con i bambini in carrozzella, dove la massima trasgressione è fare l’alba ascoltando Baricco che legge “La malora” di Fenoglio, quali chance può offrire a un diavolo che voglia fare il suo dovere? D’ora in avanti i diavoli saranno assunti con un contratto a tempo determinato e in base a un progetto, con la verifica periodica dei risultati conseguiti».Dobbiamo arginare la concorrenza dei diavoli cinesi - ha spiegato - abilissimi nel convincere i clienti a dotarsi di telefoni cellulari e a parlarci dentro per ore con la certezza di non essere intercettati. «Dobbiamo adeguarci ai nuovi stili di vita degli uomini o perire. Ricordatevi che l’Inferno non è l’Alitalia o la squadra della Lazio, noi possiamo anche fallire. Non voglio più che sulla scrivania del direttore commerciale arrivino contratti di acquisto di anime. Vendere l’anima al diavolo! Non sentite come suona ridicola questa frase? L’ultimo che ha provato a metterla in un romanzo è stato Thomas Mann nel “Doctor Faustus”, un libro che neanche Famiglia Cristiana riuscirebbe più a vendere». L’anima è un prodotto fuori mercato, come i dischi di vinile o le fotografie su pellicola.«Ditemi: quanto può valere l’anima di un arbitro di serie A? Meno della carta su cui è scritto il contratto. D’ora in avanti le anime non si comprano, si prendono in leasing e solo al termine del contratto, se hanno dato buona prova, si formalizza l’acquisto. Abbiamo i magazzini pieni di anime inservibili».E’ stata poi la volta del direttore marketing. Ha iniziato con una citazione da San Giovanni un po’ manipolata: «La bestia faceva sì che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il numero del suo nome. E tale cifra è 666». Il mio vicino ha mormorato: «Quando citano l’Apocalisse è segno che stanno per tirarti un bidone». E infatti, il direttore ha proseguito: «Il copyright sul marchio 666 è nostro e nessuno è autorizzato a usarlo, se non ci paga le adeguate royalties; può farlo anche in comode rate mensili, ma deve farlo in opere, gli italiani sono troppo bravi a farlo in pensieri e in omissioni».Il direttore ha proseguito illustrando la nuova linea di prodotti ispirati al 666. Forse sono troppo pessimista, ma ho l’impressione che anche qui non faremo molta strada. Il nostro target è costituito da persone semplici, diciamo pure sprovvedute, sembra una fatica sprecata andare a proporre dei libri. Unica eccezione «Il Codice da Vinci».Quanto al film che ne hanno derivato sarebbe già scomparso dagli schermi, se il Vaticano non gli dava una mano. Si vede che anche loro per dare la carica alla forza vendite hanno bisogno di avere dei nemici. Resta la musica rock con i suoi messaggi subliminali: è confezionata da ragazzetti rumorosi e confusionari, per i quali il 666 rappresenta l’ultima occasione per agguantare un brandello di notorietà. L’unico settore che può dare qualche soddisfazione è rappresentato dai ciondoli, dagli amuleti, dalle magliette, dai tatuaggi. E la festa? Chiederete voi. Dopo tanti discorsi c’è stata anche la festa ed è stata grandiosa. Cibi e bevande offerte dalla Comunità Europea, direttamente da Bruxelles. Cereali e frutta rigorosamente OGM, cioccolata confezionata con grassi di ogni genere, vino invecchiato con turaccioli triturati. Per fortuna ci sono loro a prendere sul serio l’impegno a fare del male.
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