Giovedì scorso ho avuto la fortuna di vivere un’esperienza professionale decisamente fuori dal comune. Ho organizzato per il mio cliente più importante, un’azienda farmaceutica, un evento interno davvero “speciale”: un incontro per la presentazione dei piani di sviluppo di una rivista rivolta ai pazienti-consumatori, in cui gli interventi dei manager della società sono stati alternati agli interventi di un direttore d’orchestra, che ha ripreso di volta in volta alcuni dei concetti chiave delle presentazioni, per declinarli in chiave del funzionamento di un’orchestra. Chiarirò meglio tra poco questo concetto.
Il ricorso ad un evento aziendale di forte impatto per il perseguimento di obiettivi di comunicazione è legato a nuovi approcci di marketing a me molto cari, fra cui, in particolare, il cd. experience marketing: si tratta, in estrema sintesi, di coinvolgere emotivamente un certo gruppo di stakeholder, allo scopo di stabilire con questi una relazione più “intima”, basata su di un’intensa emozionalità condivisa. L’evento, in questo caso, diventa strumento d’eccellenza per far vivere a questo pubblico un’esperienza memorabile, in grado sia di creare nei presenti associazioni mentali uniche ed irripetibili, che nascono da un coinvolgimento polisensoriale, sia di “catturarli” in una relazione emotiva con l’evento e dunque con il progetto (prodotto, servizio o quant’altro) che in quel contesto viene presentato, al quale l’immagine forte e positiva dell’evento viene trasferita.
La strategia di comunicazione dell’evento, dunque, è stata quella di creare il parallelismo tra l’orchestra di musica classica - dove tutti gli elementi concorrono all’armonia complessiva - e l’azienda - dove le diverse funzioni aziendali devono perseguire un unico obiettivo - utilizzando la leva della creatività. Il paragone con l’orchestra è servito a spiegare meglio l’importanza sia del talento individuale che del talento collettivo: uniti, il risultato è superiore alla semplice somma dei singoli sforzi.
All’evento ha partecipato il Maestro Stefano Michelangelo Lucarelli, direttore d'orchestra - pianista - divulgatore, artista dalla carriera internazionale e che in Italia ha diretto anche al Quirinale: il Maestro ha diretto un ensemble di sette elementi (4 violini, viola, violoncello e contrabbasso - il cuore di un’orchestra), che hanno suonato musiche prima di Corelli e poi di Mozart. Per la cronaca, si trattava dell'"Ensemble della Basilica Autarena" di Treviglio (Bg).
Dettagli a parte, quello che vorrei tentare di descrivere è la sensazione che ho provato trovandomi a pochi metri dall’orchestra. Premetto che la mia conoscenza della musica classica è estremamente limitata, direi quasi inversamente proporzionale alla mia conoscenza della Disco Music anni ’70 (che vergogna! Però è andata così, che ci posso fare, da ragazzo mi piaceva fare il diggiei...). Bhé, in breve sono rimasto folgorato. Vedere così da vicino le violiniste suonare quelle musiche sconosciute eppure così emozionanti mi ha veramente colpito. Ho avuto quasi l’impressione che lo strumento fossero loro, le musiciste, e che i loro violini non fossero che delle parti di loro stesse, come delle estensioni dei loro arti. Meraviglioso. Quasi sexy. Chissà se imparerò mai a capirci qualcosa...
17 febbraio 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento