Il girasole piega a occidente
e già precipita il giorno nel suo
occhio in rovina e l'aria dell'estate
s'addensa e già curva le foglie e il fumo
dei cantieri. S'allontana con scorrere
secco di nubi e stridere di fulmini
quest'ultimo gioco del cielo. Ancora,
e da anni, cara, ci ferma il mutarsi
degli alberi stretti dentro la cerchia
dei Navigli. Ma è sempre il nostro giorno
e sempre quel sole che se ne va
con il filo del suo raggio affettuoso.
Non ho più ricordi, non voglio ricordare;
la memoria risale dalla morte,
la vita è senza fine. Ogni giorno
è nostro. Uno si fermerà per sempre,
e tu con me, quando ci sembri tardi.
Qui sull'argine del canale, i piedi
in altalena, come di fanciulli,
guardiamo l'acqua, i primi rami dentro
il suo colore verde che s'oscura.
E l'uomo che in silenzio s'avvicina
non nasconde un coltello fra le mani,
ma un fiore di geranio.
Salvatore Quasimodo.
10 dicembre 2018
04 dicembre 2018
Mamma (Shibata Toyo, 1911-2013)
Mentre inseguivo mia madre
con in mano una girandola,
il vento era gentile
e il sole caldo.
Tranquillizzata
dal viso sorridente di mia madre
che si voltava a guardarmi
pensavo che sarei diventata adulta in fretta
e che me ne sarei presa cura.
Da tempo ho superato la sua età,
e quando adesso
vengo accarezzata
dal vento di inizio estate
sento la voce di mia madre da giovane.
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