15 febbraio 2017

Stanotte a mezzogiorno (Adrian Henri, 1932-2000)

Stanotte a mezzogiorno
I supermercati offriranno un aumento di cinquanta centesimi su tutto
Stanotte a mezzanotte
I bambini saranno trasferiti da famiglie felici in istituti
I carabinieri si racconteranno tra loro barzellette sui civili
L’America dichiarerà pace alla Russia
I Generali della Prima Guerra mondiale venderanno papaveri per strada l’undici
di novembre
Le prime giunchiglie d’autunno faranno la loro comparsa
Quando le foglie cadranno in su verso gli alberi.
Stanotte a mezzogiorno
I piccioni andranno a caccia di gatti nei cortili dietro casa delle case di città
Hitler ci dirà di combattere sulle spiagge e sui campi di atterraggio
Un tunnel d’acqua sarà costruito sotto Liverpool
I maiali si vedranno volare in formazione su Woolton
I Bianchi d’America faranno una manifestazione per i diritti civili davanti alla Casa Nera
E il mostro avrà appena creato Dr. Frankenstein
Le ragazze in bikini si abbronzeranno alla luce della luna
Le canzoni popolari saranno cantate da vera gente del popolo
Le gallerie d’arte saranno vietate ai maggiori di 21 anni
I poeti vedranno le loro poesie fra i 20 dischi più venduti
I politici verranno eletti ai manicomi
Ci sarà lavoro per tutti e nessuno lo vorrà
In ogni vicolo scuro gli innamorati si baceranno in piena luce
In un cimitero dimenticato i morti con calma seppelliranno i vivi
e tu mi dirai che mi ami.


03 febbraio 2017

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (Cesare Pavese, 1908-1950)

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.


Per tutti la morte ha uno sguardo.Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.  




Poesia pubblicata postuma nella raccolta omonima, nel 1951.